Matteo Salvini indagato per la vicenda della nave Diciotti
26/08/2018 di Redazione
Luigi Patronaggio ha trasformato il fascicolo contro ignoti aperto dalla procura di Agrigento sulla nave Diciotti e sul mancato sbarco dei 150 migranti ormeggiati a Catania in un vero e proprio colpo di scena, anche se fino a un certo punto. Matteo Salvini indagato, il ministro dell’Interno è entrato nel registro della procura siciliana che sta conducendo l’inchiesta.
Salvini indagato, i reati contestati
I reati contestati a Matteo Salvini sono gli stessi previsti dal fascicolo depositato contro ignoti. Sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio: nel registro degli indagati è finito anche il capo di gabinetto del ministro.
La notizia non viene presa benissimo da Matteo Salvini, che ne viene a conoscenza poco prima di un comizio a Pinzolo: «Possono arrestare me ma non la voglia di 60 milioni di italiani, indaghino chi vogliono – ha commentato, ribadendo la linea mantenuta soltanto qualche giorno fa in un tweet -. Abbiamo già dato abbastanza, è incredibile vivere in un paese dove dieci giorni fa è crollato un ponte sotto il quale sono morte 43 persone dove non c’è un indagato e indagano un ministro che salvaguarda la sicurezza di questo Paese. È una vergogna».
Salvini indagato, la reazione del ministro dell’Interno
Il concetto è poi stato ribadito anche sui social network:
Il Procuratore di Agrigento ha chiesto ufficialmente i miei dati anagrafici. Per fare cosa???😁
Non perda tempo, glieli do io.
Matteo Salvini, nato a Milano il 9/3/1973, residente a Milano in via xxx, cittadinanza italiana.Vi voglio bene Amici! pic.twitter.com/rtkxHfewrO
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 25 agosto 2018
Grazie a chi sta twittando #nessunotocchiSalvini! 😘
State tranquilli, non ho paura di nulla: indaghino, mi interroghino, mi arrestino. Io sono FIERO di battermi per difendere i confini, tutelare la sicurezza degli italiani e proteggere il futuro dei nostri figli.
Vi voglio bene. pic.twitter.com/R07MUJ2Vt3— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 25 agosto 2018
Nonostante gli slogan diffusi via social network, l’atto della procura di Agrigento è dovuto. La procedura è prevista e imposta dalla legge costituzionale 16/1/89 n. 1 e permetterà, con tutte le garanzie e le immunità previste dalla medesima legge, di sottoporre a un giudice collegiale specializzato le condotte poste in essere dagli indagati nell’esercizio delle loro funzioni, uno dei quali appartenente ai qualificati soggetti indicati all’articolo 4 della norma costituzionale.
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