Come funzionerà (?) Piracy Shield 2.0

Pronta la nuova versione della piattaforma che dovrebbe combattere la pirateria nella trasmissione degli eventi sportivi. Quali saranno le novità (mentre i dubbi restano gli stessi)

12/07/2024 di Gianmichele Laino

Un rilancio da due milioni di euro, messi a disposizione dallo Stato italiano. Stiamo parlando dell’aggiornamento del nuovo Piracy Shield, la piattaforma realizzata da SP Tech (e gestita da Agcom) che ha come obiettivo quello di bloccare entro 30 minuti la trasmissione di un evento streaming pirata (un prodotto studiato soprattutto per il mondo del calcio e per la fruizione illegale delle partite di campionato). Non è un caso che questa piattaforma sia stata fortemente voluta dalla Lega Serie A e che sia stato il frutto di passaggi istituzionali che l’hanno resa – di fatto – un asset di cui il pubblico italiano si trova a fruire. Al netto delle tante critiche che sono state rivolte a chi ha pensato la piattaforma in questo modo: prima fra tutte quella per aver sdoganato il blocco degli indirizzi IP, in un momento storico in cui – ormai – è venuta meno l’associazione un sito-un indirizzo IP, con la conseguenza che un blocco di un IP potrebbe riverberarsi anche su pagine web e siti che nulla hanno a che fare con l’atto di pirateria. Inoltre, le tempistiche per il ricorso e per le lamentele rispetto a quanto accaduto (come dimostrato anche da casi che si sono verificati nella prima parte del 2024) risultano estremamente farraginose e lunghe, con la conseguenza di un impatto abbastanza devastante per quelle pagine web colpite senza motivo dal blocco degli IP.

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Nuovo Piracy Shield, quali sono gli aggiornamenti in atto

La piattaforma Piracy Shield è pronta a operare nella sua versione 2.0. Stando a quanto annunciato dal presidente di Agcom Massimiliano Capitanio, i 2 milioni di euro (che entreranno a far parte della legge sull’intelligenza artificiale, altro tasto dolente dell’iter italiano sull’evoluzione e la transizione digitale) serviranno sia a potenziare il bacino di blocchi possibili, sia a stringere nuove partnership commerciali con soggetti di Big Tech (come Microsoft e Amazon) e con compagnie telefoniche. Nel primo caso, l’evoluzione sembra essere dettata più che altro da un’urgenza riparatoria: a pochi mesi dalla sua entrata in funzione, infatti, Piracy Shield aveva già raggiunto il limite massimo degli IP e di Fqdn bloccati che era stato concordato con Agcom. Per superare quei volumi, infatti, oltre a una maggiore potenza di fuoco, Piracy Shield dovrebbe aver bisogno anche di maggiore personale (e poi vedremo, in un altro punto del nostro monografico di oggi, come sta andando questa campagna di recruitment).

Ma il dubbio che sta raggiungendo gli addetti ai lavori, in questo momento, è un altro. Piracy Shield è una piattaforma realizzata da un’azienda privata, a vantaggio della Lega Serie A (un’associazione privata non riconosciuta). Se i due milioni di euro servono anche a stringere accordi con Microsoft e Amazon, ci troveremo in una situazione in cui fondi pubblici saranno destinati a un’operazione esclusivamente tra privati. E poco importa se il Piracy Shield 2.0 – a quanto annunciato – entro la fine del 2024 allargherà il suo bacino di intervento anche a film e serie tv, non limitandosi più soltanto agli eventi sportivi. Per tutti, la soluzione del Piracy Shield sarà sempre collegata al problema della mancanza di abbonati a Dazn (altra piattaforma privata), che ha fatto un grande investimento nei diritti per la trasmissione delle partite di Serie A, ma che sta facendo fatica a rientrare in questo stesso investimento. Con gran pena dell’ecosistema calcio italiano, che proprio sui diritti televisivi affonda le sue basi più solide. Basteranno due milioni di euro di supporto per arrestare questo effetto domino?

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