Le robocall sono uno nuovo strumento non solo per il telemarketing aggressivo, ma anche per le interferenze elettorali. Nelle scorse settimane, per esempio, gli Stati Uniti hanno dovuto fare i conti con una serie di episodi che hanno costretto la Federal Communications Commission a intervenire. Il 21 gennaio, infatti, migliaia di cittadini del New Hampshire hanno ricevuto una telefonata da parte del Presidente americano Joe Biden che invitava loro a disertare le primarie. La voce del numero uno della Casa Bianca era artefatta e generata da uno strumento AI utilizzato – secondo le indagini – da un’azienda del Texas.
Un fatto che ha portato a un’immediata reazione: la FCC americana ha messo al bando le robocall – le chiamate con messaggi robotizzati – con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Una mossa per cercare di prevenire (anche se in ritardo, visto quel che è accaduto) eventuali nuovi episodi simili in vista delle Presidenziali USA in programma il prossimo 5 novembre. Un tentativo di fermare sul nascere quella che potrebbe diventare una piaga incontrollabile per tutto il sistema. E non solo quello elettorale.
E l’Italia cosa sta facendo? Da quasi due anni è attivo il Registro delle opposizioni che – secondo i piani e gli obiettivi iniziali – doveva impedire ai call center (compresi i truffatori) di effettuare telefonate e fare telemarketing aggressivo nei confronti di tutti quei cittadini che avevano iscritto i propri numeri di telefono (sia per la linea fissa che per quella mobile). Ma, a oggi, non possiamo che etichettare questa soluzione come un flop. Ogni giorni quasi tutte le persone ricevono chiamate indesiderate e i call center hanno anche trovato un modo per aggirare il limite alle robocall.