«La riservatezza dei verbali del Comitato tecnico-scientifico era per non spaventare la popolazione»

Le parole di Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico

13/08/2020 di Ilaria Roncone

Nel corso di un’intervista il Agostino Miozzo ha affrontato una serie di tematiche relative ai primi mesi di emergenza, al momento attuale e a quello che possiamo aspettarci nel prossimo futuro – citando anche la riapertura delle scuole -. In particolare, nel discorso sono venuti fuori anche i famosi verbali desecretati e l’esperto ha spiegato la ragione di quella che è una riservatezza e non una segretezza.

LEGGI ANCHE >>> Cosa c’è di positivo e cosa c’è di negativo nei dati sul coronavirus del 13 agosto

Nei verbali «non c’erano segreti da proteggere, solo una riservatezza necessaria»

In un’intervista al Corriere della sera l’esperto ha parlato dei verbali desecretati: «Non c’erano segreti da proteggere, solo una riservatezza necessaria per non spaventare il popolo e non costringere gli esperti ad occuparsi di come veicolare le informazioni. Dovevano combattere un virus». Sugli esperti ha aggiunto che, a inizio epidemia, si sono trovati in difficoltà in tutto il mondo: era nuovo per tutti quanti il concetto di pandemia e i suoi effetti. Ci sono state «settimane di panico. Non c’erano dati, informazioni storiche, indagini trasversali. Si imparava errore dopo errore». Come si è sentito all’inizio della pandemia? «Impreparato come tutti. Come tutto il mondo, Organizzazione mondiale della sanità in testa. Il cigno nero delle emergenze, la più grande urgenza della storia dell’umanità, ci è arrivato addosso che eravamo nudi. Nei convegni parlavamo da decine di anni di pandemia, in Italia abbiamo fatto una teoria di esercitazioni su un possibile contagio da virus. Niente, con il primo caso di corona accertato, i due cinesi nel Grand Hotel Palatino di Roma, siamo ripartiti da zero. Non esisteva una pianificazione».

«Il nostro lavoro è prevedere il peggio e evitarlo»

Il Cts ha piani precisi e riservati anche per la scuola, uno scenario estremo per la scuola che «se le famiglie conoscessero potrebbero avere reazioni irrazionali. Ma il nostro lavoro è prevedere il peggio per evitarlo. La riservatezza aiuta a risolvere i problemi». Sulla scuola, nello specifico, Miozzo rimane ottimista: «La nostra scassata scuola è messa meglio di quanto lo fosse la sanità a febbraio. Ce la farà. Alcuni contagi all’interno delle classi sono messi in conto, ma oggi siamo nelle condizioni di isolarli senza bloccare il sistema». Perché tutto vada per il meglio, però, è necessario «il ritorno del medico scolastico. È stata una figura decisiva per la crescita del Paese, va ripristinata».

Share this article