Cosa rischia Meta portando avanti questo modello “consent or pay”

Potrebbe essere l'ultima strada per una effettiva presenza di Meta nell'Unione Europea

18/04/2024 di Gianmichele Laino

La sensazione che gli addetti ai lavori hanno avuto quando Meta, in risposta alle osservazioni delle istituzioni europee relativamente alla pubblicità profilata e al tracciamento degli utenti, ha sdoganato il modello “consent or pay” per l’utilizzo della piattaforma (consenso al trattamento libero dei dati, altrimenti servizio a pagamento per non essere tracciati), era quella di una soluzione un po’ da ultima spiaggia. Per far combaciare, infatti, le nuove esigenze normative europee (il combinato disposto tra GDPR, Digital Services Act e Digital Markets Act), Meta sceglieva di trasformare, di fatto, la privacy in un servizio premium, garantito soltanto previo pagamento di una somma di denaro. Ora che il Garante europeo della privacy ha mostrato le sue perplessità su questo modello, si aprono davvero degli scenari irreversibili.

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Rischi Meta in UE dopo il parere del Garante

Come abbiamo visto in un altro articolo del nostro monografico di oggi, Meta sostiene che una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del luglio 2023 abbia messo in chiaro che una scelta binaria come quella proposta dall’azienda di Facebook e Instagram possa essere sufficiente a sostanziare una sorta di consenso informato da parte dell’utente stesso. In realtà, quello che il Garante europeo evidenzia è che la questione non si affronta soltanto dal punto di vista del consenso, ma anche della proporzionalità e dell’equilibrio: se a un utente poni di fronte una scelta tra il fruire gratuitamente di un servizio (a discapito dei propri dati, percepiti ancora come un qualcosa di immateriale e spendibile a cuor leggero) e pagarlo, è verosimile che nella stragrande maggioranza dei casi opterà per la prima alternativa. Questo significa che l’utente si pone in una condizione di svantaggio enorme nei confronti del titolare del trattamento dei dati personali.

Dunque, Meta dovrebbe trovare questa famosa terza strada, che consentirebbe all’utente di accedere gratuitamente al servizio con un tracciamento dei suoi dati personali molto limitato. In base a queste premesse, se il parere del Garante Europeo dovesse trasformarsi in vincolo nel prossimo futuro, potrebbe esserci una nuova situazione di incompatibilità tra Meta e l’ecosistema europeo.

Visto che i rapporti tra la Big Tech di Mark Zuckerberg e le istituzioni europee sono molto cordiali, ma la sintonia non è propriamente massima, insistere su questa direzione potrebbe davvero spingere Meta alla rottura rispetto al mercato comunitario. Se infatti Meta fosse costretto a rivedere nuovamente il suo metodo di trattamento dei dati personali – su cui subisce già forti limitazioni – potrebbe decidere che il gioco non vale più la candela.

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