Nove Regioni hanno più ricoverati in terapia intensiva oggi di quando scattò il lockdown
Lo si evince dai dati pubblicati oggi dal Ministero della Salute
13/10/2020 di Enzo Boldi
Quello dei pazienti ricoverati in tutta Italia è il dato da tenere sotto controllo per valutare il livello di emergenza che si sta tornando a respirare in Italia. venerdì scorso abbiamo analizzato come la curva dei ricoverati in terapia intensiva avesse già superato l’andamento lineare prospettato dai modelli matematici. L’ultimo bollettino diffuso dal Ministero della Salute alle 17 di martedì 13 ottobre conferma come questo trend sia in rialzo e come nove Regioni abbiano più ricoverati in terapia oggi che nel giorno in cui entrò in vigore il lockdown nel nostro Paese.
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Al momento in Italia ci sono 514 persone ricoverate in terapia intensiva. Un numero più basso rispetto all’inizio di marzo. Ma questo ha da sempre rappresentato il campanello d’allarme. Nelle ultime 24 ore, infatti, c’è stata un’impennata di questa curva, con altri 62 pazienti ricoverati in terapia intensiva. Come già accaduto la scorsa settimana, questo dato non fa altro che superare l’andamento lineare prospettato nel recente passato.
Ricoverati in terapia intensiva, 9 Regioni ne hanno più oggi che nel giorno del lockdown
E le nove Regioni che, per la prima volta, sono costrette a fare i conti con il (triste) record di ricoverati in terapia intensiva sono Abruzzo, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta. Da Nord a Sud, dunque, con il virus che – a differenza di quanto accaduto nei primi mesi dell’emergenza sanitaria – si sta diffondendo a macchia d’olio lungo tutto lo stivale. Una situazione nuova con molte Regioni che, in questi giorni, stanno facendo i conti con quella che, ormai è evidente, è una seconda ondata. Ma a differenza della prima (bloccata anche grazie al lockdown, che con tutte le sue limitazioni ha bloccato la diffusione del Coronavirus) questa volta nessun territorio sembra essere esente. Perché se è vero che la maggior parte dei positivi individuati è asintomatico (ma questo non vuol dire che sia non contagioso) è altrettanto reale la preoccupazione per gli ospedali che stanno tornando a riempirsi di pazienti con sintomi non banali.