Vandali in un bar gestito da un’italiana scrivono «tr**a neg*a» e disegnano una svastica

27/01/2020 di Redazione

La denuncia è di una pagina Facebook chiamata Rezzato Democratica, una lista civica nata nel 1995 e che si occupa di Rezzato e Virle, un progetto per condividere suggerimenti e proposte per le due cittadine e che è aperto a tutti. Oggi, ha voluto segnalare l’episodio accaduto nel bar di una ragazza italiana di origini marocchine. La sua vetrina è stata sfondata in maniera barbara: sul pavimento, accanto ai vetri in frantumi per l’impatti, la scritta «t*oia neg*a» e una svastica disegnata con vernice nera.

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Rezzato, il bar vandalizzato: la svastica e la scritta offensiva verso la proprietaria

«Segni che stridono con la giornata di oggi dedicata alla memoria delle vittime della Shoah e delle tremende conseguenze del razzismo innalzato a ideologia – si legge nel post di Rezzato Democratica -. Vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza alla titolare condannando con nettezza questo atto vile e razzista».

La testimonianza di Madhia, la ragazza del bar Casablanca di Rezzato

Al momento, il raid che sembrerebbe avere una matrice razzista, è oggetto di indagini da parte delle forze dell’ordine. Madiha è una ragazza di 36 anni, nata in Italia da genitori arrivati nel Bresciano dal Marocco. È stata intervistata da Radio Onda d’urto e ha affermato di essere stata svegliata nel cuore della notte dall’allarme del bar.

La titolare del bar Casablanca di via Garibaldi, 54 a Rezzato ha detto: «Oggi è la giornata della memoria, il collegamento con quanto scritto mi sembra evidente. Ho trovato i frigoriferi svuotati e le bevande versate a terra. Questa è una cosa improponibile nel 2020: io faccio 16 ore di lavoro al giorno, lavoro onestamente, lavoro in un ambiente prettamente maschile e richiede sacrifici. Io faccio 30 chilometri al giorno per andare a lavorare: questo inconveniente non ci voleva. Io sono molto integrata, ma non è servito a nulla: io sono nata qua, sono molto più italiana io di tante altre persone, sono diplomata in ragioneria, parlo perfettamente la lingua e lavoro per 16 ore al giorno».

Dalla cassa del negozio sono stati sottratti 250 euro. Per questo motivo, il movente non sembra essere il furto, ma tutt’altro. La ragazza ha anche sottolineato che nel suo bar non si parla mai l’arabo per rispetto nel paese in cui vive: «Non ho riscontrato lo stesso rispetto: ho visto quelle scritte lì, ho avvertito il danno morale. Quello non si può riparare, mentre la vetrina del bar sì».

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