La rabbia dei repubblicani e lo sconcerto dei democratici, le domande all’audizione al Senato Usa di Big Tech

I membri del GOP guidati da Ted Cruz hanno attaccato i Ceo di Twitter, Facebook e Google e la senatrice Blackburn ha chiesto a Pichai se un ingegnere che era stato sgarbato con lei lavora ancora con lui

29/10/2020 di Redazione

Lo scontro Repubblicani vs Big Tech nella seduta della commissione Commercio del Senato Usa è stato palese e rischia di condizionare gli ultimi giorni prima delle elezioni di martedì. Urla e accuse dei membri del GOP hanno fatto da contraltare allo sconcerto dei democratici, mentre Jack Dorsey, Mark Zuckerberg e Sundar Pichai rispondevano a domande e affronti e proponevano quelle che secondo loro potevano essere soluzioni.

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Repubblicani vs Big Tech, le urla di Ted Cruz

Le urla di Ted Cruz, il democratico Brian Schatz che definisce l’audizione una “messinscena” per attaccare i tre Ceo e il presidente della commissione Roger Wicker che non riusciva a pronunciare il cognome Pichai. Questi alcuni dei punti chiave dell’audizione che ha messo in scena lo scontro Repubblicani vs Big Tech, con i senatori democratici che hanno accusato i colleghi di aver programmato l’audizione a ridosso del voto per condizionare i tre capi delle piattaforme social, implorando Dorsey, Zuckerberg e Pichai di non lasciare che il Senato Usa li costringesse “ad aiutare chi vuole spargere disinformazione. Parole arrivate dopo che il senatore del Texas Ted Cruz aveva pesantemente attaccato il Ceo di Twitter, Jack Dorsey, sulla decisione di oscurare la storia del NY Post sulle email di Hunter Biden, finendo per urlare contro il capo di Twitter: “Chi diavolo ti ha eletto e dato il potere di decidere cosa i media possono riportare e a quali informazioni gli americani possono avere accesso?”, accusandolo poi di comportarsi come un Super PAC democratico che silenzia le posizioni di chi la pensa in maniera diversa.

Parole alle quale Dorsey, che ha anche proposto tre punti di riforma della Section 230 per migliorare la gestione dei contenuti, ha risposto sostenendo che Twitter non ha la capacità di influenzare le elezioni e che la sua piattaforma è solo “uno dei tanti canali di accesso alle notizie” che le persone hanno. Per contestare la posizione di Dorsey e motivare le loro accuse di parzialità a Twitter però i senatori repubblicani hanno portato l’esempio che la piattaforma non ha fatto nulla contro i tweet dell’ayatollah iraniano Ali Khamenei contro Israele mentre invece ha segnalato come “falsi” quelli di Trump sul Covid.

Repubblicani vs Big Tech, altri interventi dei senatori del GOP

Ma lo scontro Repubblicani vs Big Tech è andato avanti con altri interventi come quello della senatrice del Tennessee, Marsha Blackburn, che ha chiesto al Ceo di Google Sundar Pichai se un ingegnere che l’aveva criticata lavorava ancora per lui, oppure quello del senatore del Mississippi, Roger Wicker, che ha accusato le tre compagnia di un “doppio standard” che svantaggia i contenuto di taglio conservatore.

Accuse respinte dal Ceo di Google che ha ribadito come certe pratiche sarebbero “contro i nostri interessi economici e il nostro obiettivo di raggiungere il maggior numero possibile di persone di ogni tipo”. Infine i senatori hanno cercato di dimostrare la presunta aggressione ai profili conservatori con le immagini di un tweet di Tucker Carlson, l’ultratrumpista conduttore di Fox News, che era stato segnalato come “contenuto potenzialmente sensibile”. Accuse che studi indipendenti hanno dimostrato non avere basi reali, negando ogni forma di parzialità contro i punti di vista di destra.

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