Remdesivir, arriva anche la bocciatura dell’Oms per la cura del Covid-19

Piccolo o inesistente effetto sulla mortalità a 28 giorni o sul decorso ospedaliero del Covid-19 tra i pazienti ricoverati

16/10/2020 di Redazione

Non c’è una cura che possa essere pienamente soddisfacente, al momento, contro il Covid-19. Anche il Remdesivir, che fino a oggi, era considerato il farmaco maggiormente utilizzato nei trattamenti clinici contro la malattia causata dal coronavirus è stato in qualche modo bocciato dall’Oms. Non perché abbia avuto effetti negativi, sia chiaro: ma perché i benefici prodotti non sono minimamente sufficienti.

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La bocciatura del Remdesivir da parte dell’Oms

L’organizzazione mondiale della sanità, infatti, ha evidenziato i risultati prodotti dal Solidarity Theraputics Trial e ha messo in risalto un passaggio che riguarda proprio il Remdesivir che ha semplicemente un «piccolo o inesistente effetto sulla mortalità a 28 giorni o sul decorso ospedaliero del Covid-19 tra i pazienti ricoverati».

E dire che il Remdesivir era stato per molti una sorta di terra promessa: gli Stati Uniti l’avevano ordinato in grandi quantità e avevano creato tensioni internazionali con gli altri Stati proprio per questa corsa al farmaco che era sembrata prevaricatrice. Tanti pazienti Covid, in questo periodo, sono stati curati negli ospedali con il Remdesivir, anche quelli più famosi. Da Donald Trump – la cui cura, tuttavia, è stata caratterizzata anche da una sperimentazione con anticorpi monoclonali -, fino ad arrivare, in Italia, a Silvio Berlusconi, tutti i personaggi più in vista che hanno avuto il coronavirus hanno subito trattamenti con questo farmaco.

Cosa significa lo studio coordinato dall’Oms

E anche a livello mediatico lo stesso era diventato molto conosciuto. Il farmaco resta nella lista di quelli approvati per le cure al coronavirus, insieme al desametasone. Tuttavia, i suoi effetti sono stati piuttosto ridimensionati da uno studio condotto su un campione significativo di oltre 11mila persone adulte. Il farmaco, che aveva avuto un ruolo fondamentale nella lotta all’ebola, aveva acceso le speranze della comunità scientifica sin dalle primissime battute di questa pandemia.

Rappresentava una delle due soluzioni maggiormente percorsa per curare i sintomi del Covid-19 e si riteneva, sulla base di uno studio prodotto dagli ambienti accademici statunitensi, che potesse ridurre i tempi di ricovero di 4-5 giorni. Ora, l’Oms produce un documento che smentisce questa convinzione. Un duro colpo che mina le sicurezze intorno al Remdesivir e che offre un altro motivo di preoccupazione in una seconda ondata che sembra – nonostante il tempo trascorso dalla prima – trovarci quantomai impreparati di fronte al virus.

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