La storia del Remdesivir: l’unico farmaco che sembra funzionare contro il Covid, ma non nei casi gravi

Le autorità francesi ne hanno bloccato il rimborso del servizio sanitario nazionale

21/09/2020 di Enzo Boldi

Funziona, ma non troppo. Non su tutti. Con questa motivazione le autorità sanitarie francesi hanno bocciato l’utilizzo del Remdesivir, considerato l’unico farmaco in grado di dare risultati nella lotta contro il Covid. Ma non per tutti. Le evidenze scientifiche raccolte dalla Has – Haute Autorité de Santé – hanno messo in evidenza alcune criticità: per i casi più gravi, quel medicinale non provoca alcun beneficio nella lotta alla malattia. E da lì è nata una diatriba con l’azienda produttrice che ha ritirato la domanda di rimborso da parte dello Stato. Insomma, non rientrerà (almeno per il momento) nel protocollo sanitario per la cura contro le infezioni da Coronavirus.

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Il Remdesivir è molto noto in Italia dopo l’utilizzo fatto su Silvio Berlusconi, dopo il suo ricovero all’Ospedale San Raffaele. E nel mondo il suo nome è stato portato in auge da Donald Trump e Anthony Fauci, con gli Stati Uniti che hanno acquistato milioni di dosi. Ma ora arriva il primo stop a livello mondiale, dalla Francia. Una decisione che potrebbe avere riverberi anche sull’Italia.

Remdesivir e la bocciatura da parte della Francia

Gilead, la casa farmaceutica che produce il Remdesivir, ha infatti ritirato la richiesta di rimborso da parte dello Stato dopo la bocciatura della Francia. Il farmaco, utilizzato in passato anche per curare il virus dell’Ebola in Africa (tra il 2013 e il 2016) e il MERS-CoV, viene utilizzato nel nostro Paese solo in forma compassionevole. Questo vuol dire che non grava sulle casse dello Stato, per il momento.

Cosa può accadere in Italia

Qualora fosse inserito nel protocollo di cure anti-Covid, infatti, il Remdesivir avrebbe un costo molto elevato. E i dubbi sollevati ora dalla Francia sulla sua efficacia per i casi più gravi, potrebbe spingere l’intera comunità scientifica (a livello mondiale) a riconsiderare l’ipotesi di etichettare il farmaco come cura.

(foto di copertina: da Pixabay)

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