Come funziona, ora, questo Recovery Fund (e cosa invece parte dal 1° giugno)

23/04/2020 di Redazione

Sull’urgenza del Recovery Fund sono state poste le basi nel Consiglio Europeo del 23 aprile e, per questo motivo – come ha affermato anche Angela Merkel nella sua conferenza stampa – occorrerà stabilirne le modalità di intervento, per capire come impiegare questo macrofondo da 1000 miliardi per la ricostruzione dell’economia europea all’indomani dell’emergenza coronavirus. Dal 1° giugno, invece, l’Unione Europea metterà a disposizione il pacchetto di risorse su cui aveva già discusso l’Eurogruppo nelle scorse settimane: 540 miliardi per il Sure (la cassa integrazione comune europea), il Mes senza condizionalità per le spese sanitarie e il piano Bei.

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Recovery Fund, cos’è e come funziona

Quali saranno le prossime tappe per il Recovery Fund. Sicuramente, la sfida è quella di non mollare la presa e di renderlo operativo il prima possibile, anche se queste risorse andranno a ricadere inevitabilmente sul prossimo bilancio pluriennale dell’Unione Europea. Questo meccanismo andrà a prevedere un certo equilibrio tra i prestiti ai vari stati più colpiti dall’emergenza coronavirus e le sovvenzioni senza restituzioni.

Dal 6 maggio sarà più chiara anche la modalità di emissione delle obbligazioni europee che entreranno a far parte del Recovery Fund, che complessivamente avrà un valore da 1000 miliardi di euro e dovranno essere distribuite agli Stati  attraverso sovvenzioni a fondo perduto che non saranno restituite se non attraverso il pagamento dei soli interessi che, proprio per il loro valore comunitario, sono più alti del normale, ma inferiori di gran lunga rispetto alla cifra complessiva del prestito. Si tratta di una nuova parola che dovremo imparare a conoscere: i grant, questa sorta di garanzie che funzionano come è appena stato spiegato e che fanno parte di una strategia partita dalla Spagna e approvata in breve tempo anche dai paesi mediterranei (come l’Italia) che inizialmente avevano spinto per i coronabond.

Recovery Fund come sono gli schieramenti

Questi ultimi sembrano essere fuori dalla partita, come ha sottolineato esplicitamente il cancelliere austriaco Sebastian Kurtz. L’Austria è tra quei Paesi che fanno la parte della formica e che non vogliono far pesare sui bilanci dell’Unione Europea questi grant a stretto giro di posta. L’Italia, invece, ha ottenuto – attraverso una dichiarazione comune affidata al presidente del Consiglio Europeo Charles Michel – che il Recovery Fund sia istituito con urgenza.

Una dichiarazione di intenti che, in questo momento, non si traduce in nulla di concreto se non nell’avvio del Mes, Bei e Sure dal prossimo 1° giugno (quelli saranno gli strumenti immediatamente a disposizione dei Paesi UE per fronteggiare l’emergenza coronavirus nell’immediato, per un valore di 540 miliardi di euro), ma che cerca di spingere gli Stati membri a trovarsi al più presto intorno al tavolo per studiare la vera grande soluzione di ristrutturazione dell’economia europea all’indomani della crisi da coronavirus. Si tornerà a parlare di questo il 6 maggio, appunto.

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