Rancore a Sanremo 2020: «Anche il Festival capirà il rap, perché è lo specchio della musica italiana» | VIDEO
07/02/2020 di Thomas Cardinali
Rancore arriva a Sanremo 2020 e lo fa con una consapevolezza nuova rispetto allo scorso anno, quando si è esibito insieme a Daniele Silvestri con un brano particolarmente toccante che parlava delle situzioni dei minori e del carcere. Ma in questa settantesima edizione, a quanto pare, c’è qualcosa di diverso. «Quest’anno tutto diverso rispetto allo scorso anno. Ho voluto reinventare tutto con il rap e non c’era occasione migliore della serata delle cover con Luce. Sono felice di aver portato. Ho voluto prendere qualcosa della mia generazione, non mi sono ispirato ad un cantautorato classico. Mi sono spostato su un brano onirico che ricordavo bene. Ad Elisa è piaciuta molto ed è un grandissimo onore».
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Rancore parla del suo secondo Festival: «Diverso da quello dell’anno scorso»
Da stasera, tuttavia, ricomincia di nuovo la gara: «Eden è una canzone che racconta il tempo che stiamo vivendo e di come l’uomo è di fronte ad una scelta che possa cambiare il suo futuro. Eden ha più aspetti vocali, uno più dolce è uno più arrabbiato a differenza di luce che è dolce».
Poi Rancore parla un po’ di se stesso e di come è nato il suo viaggio all’interno della musica italiana che conta: «Il nome che porto non aiuta a risolvere il problema che sembro sempre incazzato, ma questo perché la musica per me è pura dinamica. Non si possono neppure toccare le canzoni, ecco perché porto questo nome e queste espressioni facciali. In alcune canzoni c’è una dinamica. Questo perché amo anche scombussolare le cose, questo accade se hai delle sicurezze. La mia è una continua ricerca della lucidità per usare la mente in modo costruttivo».
Rancore a Sanremo 2020 per rappresentare la sua generazione
Fare musica in un momento così delicato per la nostra società non è sempre semplice, soprattutto perché le istanze generazionali sono completamente diverse: «È un momento difficile per il paese e l‘umanità, salendo sul palco arrabbiato comunica il messaggio dei ragazzi della mia generazione. Mettere una faccia diversa per farmi vedere meglio da chi non ha voglia di approfondire sarebbe esprimere qualcosa che non mi rappresenta».
Rancore fa parte di quella generazione che ha nel rap la sua valvola di sfogo preferita. Ma Sanremo è davvero pronto per questa rivoluzione tutta parole e poca musica? «Il Festival è uno specchio di ciò che accade nella musica italiana – ha spiegato Rancore -, ci sono stati sempre elementi classici e di rottura anche in edizioni Cambiate. Prima si stava immobili, poi Modugno ha aperto le braccia ed è canbIta l storia. Il rap non è facile da comprendere in Italia perché abbiamo una coltura forte. Il rap è come il calcio, serve poco per farlo perché ti crei i mezzi quando non ne hai. È diventato un linguaggio mondiale fattibilità per tutti ed è pe questo che si è fatto valere. Sanremo cambia ed è dinamico, è lo specchio delle cose che accadono. È normale che ci sia anche da parte del pubblico la volontà di cambiare le cose. La musica è l’unione di più elementi che supportano qualcosa di unico. Oggi abbiamo mille strumenti per comunicare, ma non ne sappiamo il motivo e il messaggio da dare».