La Rai ha finalmente rinunciato al blackface (almeno a parole)

Risposta ufficiale di Viale Mazzini alle associazioni che avevano chiesto lo stop della vergognosa pratica

28/04/2021 di Gianmichele Laino

Era un po’ come nascondersi dietro al fatto di non voler accettare l’evolversi del tempo. La Rai ha finalmente rinunciato al blackface, almeno a parole, comunicando questa decisione in via ufficiale a tutte quelle associazioni che avevano chiesto al servizio pubblico di eliminare la fastidiosa pratica razzista. Lunaria, Italiani senza cittadinanza, Arci, Cospe e Razzismo Brutta Storia erano state le associazioni che, partendo dalla denuncia di tanti afrodiscendenti, avevano inoltrato alla Rai la richiesta dello stop all’assurda moda di dipingersi il volto di nero per “imitare” il colore della pelle di personaggi famosi e non.

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Blackface cancellato dalla Rai

La risposta, resa nota dalle associazioni, è stata stringata ma – almeno nelle intenzioni – molto chiara:

«Nel merito della vicenda per la quale ci avete scritto, diciamo subito che assumiamo l’impegno – per quanto è in nostro potere – a evitare che essa possa ripetersi sugli schermi Rai. Ci faremo anzi portavoce delle vostre istanze presso il vertice aziendale e presso le direzioni che svolgono un ruolo nodale di coordinamento perché le vostre osservazioni sulla pratica del blackface diventino consapevolezza diffusa». 

L’ultimo caso di blackface contestato in Rai era attribuibile alla trasmissione di Carlo Conti Tale&Quale Show. Per riprodurre l’imitazione del rapper Ghali, Sergio Muniz si era colorato la faccia di nero. Il cantante aveva manifestato il proprio dissenso con una serie di Instagram Stories all’interno delle quali spiegava alla trasmissione di Raiuno come non fosse necessario dipingere il volto di nero per imitare un personaggio come lui. Il tratto caratteristico da sottolineare, infatti, non doveva essere affatto il colore della pelle.

Ma Tale&Quale Show aveva già un precedente da questo punto di vista. Nel 2019 era stata Roberta Bonanno, sempre nel corso del programma, a imitare Beyoncé dipingendosi il volto di nero. Una prassi scorretta e contestata, che in altri Paesi del mondo è ritenuta profondamente offensiva dalle persone nere e che, invece, in Italia veniva tollerata nel nome delle citazioni culturali – stando ai difensori del blackface – innocenti e senza malizia. Insomma, si faceva fatica ad accostare il blackface al razzismo.

Continua così la lettera della governance della Rai:

«Nessun proposito denigratorio da parte nostra, dunque. La vostra lettera ci aiuta però a prendere atto che, ben al di là delle nostre intenzioni, ci sono cittadine e cittadini che
da questa rappresentazione si sentono lesi nella loro dignità di persone. Perciò
accantoneremo d’ora in poi ogni ulteriore ricorso alla pratica del blackface. La
legittimazione che il servizio pubblico deve saper riconquistare ogni giorno passa
anche attraverso la capacità di ascoltare le nuove domande e rispettare le nuove
sensibilità cresciute nella società italiana». 
Senza dubbio un successo. Almeno a parole. Nei fatti sarà un po’ più complesso vigilare affinché i programmi e le pellicole proposte dalla Rai siano davvero libere dal blackface.
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