La vendetta di Trump: ucciso in un raid Soleimani, l’iraniano più influente in Medio Oriente

03/01/2020 di Redazione

Il famoso punto di non ritorno. Un raid statunitense, iniziato con i colpi esplosi da un elicottero militare, ha colpito un convoglio composto da otto persone, che stava scortando Qassem Soleimani all’aeroporto di Baghdad. Quest’ultimo è il capo della leggendaria forza militare delle brigate Qods, una forza sciita che ha raccolto l’eredità della rivoluzione islamica in Iran e che appoggiava diverse operazioni iraniane sotto copertura in tutto il Medio Oriente. Qassem Soleimani è senza dubbio la personalità politica e militare più influente di tutta l’area: la sua figura faceva da collegamento tra Teheran, il regime siriano di Assad, la ribellione antiamericana in Iraq. Ma era stato anche un elemento fondamentale nella lotta al terrore, contro i talebani in Afghanistan prima, contro al-Qaeda e l’Isis successivamente.

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Qassem Soleimani ucciso in un raid Usa a Baghdad

La presenza di Qassem Soleimani in Iraq indicava il suo coinvolgimento nell’organizzazione della protesta all’ambasciata statunitense a Baghdad, dove migliaia di manifestanti erano riusciti a forzare il blocco e il cordone di sicurezza. Da meno di 24 ore, tuttavia, la protesta era rientrata e sembrava confinata a un semplice episodio di contorno in un’area spesso scossa da tensioni tra le popolazioni locali e la presenza americana.

L’altra vittima oltre a Qassem Soleimani

Invece, quell’azione – risposta a sua volta nei confronti di un raid Usa che aveva colpito dei miliziani filoiraniani – rischia di essere stata la scintilla che potrebbe portare a un conflitto. Dopo la notizia della morte di Qassem Soleimani e di Abu Mahdi Al-Muhandis, l’uomo delle Pmu (Forze di mobilitazione popolare irachene), la reazione dell’Iran è stata veemente. «Il martire sarà vendicato con tutta la forza» – hanno fatto sapere i guardiani della rivoluzione di Teheran, mentre imponenti forze militari sono state schierate nell’area da parte degli Stati Uniti nei giorni scorsi.

All’indomani dell’assalto all’ambasciata, infatti, era stato osservato un ponte aereo verso le zone di Baghdad decisamente anomalo in un periodo di pace, anche se relativa. Il tutto lascia pensare a un conflitto imminente. Dopo l’assalto americano, che il presidente Donald Trump ha salutato su Twitter postando semplicemente una bandiera a stelle e strisce, senza nessun altro commento, l’escalation sembra inevitabile.

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