Ma davvero l’Italia non ha presentato il programma nazionale di riforme alla Commissione Europea?

20/07/2020 di Redazione

Uno schemino che circola sui social network ha fatto indignare tutti. Si tratta della lista dei Paesi dell’Unione Europea (ma tra questi compare anche il Regno Unito) che hanno presentato all’UE il programma nazionale di riforme, uno degli aspetti e dei criteri necessari per poter avere accesso ai fondi del Recovery fund. Ecco, secondo questo schema, l’Italia sarebbe stato l’unico Paese dell’Unione a non presentarlo. Ma è davvero così? Andiamo con ordine.

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Programma nazionale riforme: è vero che l’Italia non l’ha presentato?

Sul sito della Commissione Europea c’è questo link (ora aggiornato, ndr) in cui si evincerebbe che – mentre tutti gli altri Paesi hanno presentato il programma di stabilità per il 2020 e il programma nazionale di riforme -, l’Italia avrebbe presentato soltanto un solo documento, il primo. In realtà, il Programma nazionale di riforme è presente all’interno del DEF, che l’Italia ha pubblicato sul sito del ministero dell’Economia già a partire dallo scorso 7 luglio, dopo il consiglio dei ministri numero 54. Non c’è stato ancora un passaggio del parlamento per la sua approvazione, ma il tutto è avvenuto con il benestare dell’Unione Europea, dal momento che il piano sarebbe stato, al momento, poco dettagliato (come del resto quello di tutti gli altri Paesi membri).

Inoltre, il fatto che la Commissione Europea sia a conoscenza del programma di riforme italiano per i prossimi anni può essere rafforzato anche dalla notizia (e dai relativi documenti allegati) che, soltanto nel mese di maggio, la stessa Commissione inviava rilievi e suggerimenti per ampliare o migliorare il piano e indicare tutto ciò che bisognava includere al suo interno.

Programma nazionale riforme: l’origine dell’equivoco

Insomma, sarebbe stata una leggerezza troppo clamorosa quella di presentarsi al Consiglio Europeo in questa posizione deficitaria. Sul sito della Commissione Europea, il programma compaia già all’interno del programma di stabilità che l’Italia ha approvato – come detto – lo scorso 7 luglio.  In più, in virtù di un accordo – fanno sapere fonti del Mef – con l’Unione Europea, il piano aggiornato sarebbe stato inviato una volta consumatosi un passaggio parlamentare.

Infine, lo schema con la X al posto dell’Italia non è un documento originale dell’Unione Europea, ma una elaborazione estrapolata dal link con i documenti, stato per stato, che abbiamo citato all’inizio del pezzo.

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