Caso Serena Mollicone, processo per tre carabinieri e figlio e moglie di uno di loro

Una storia fatta di depistaggi, misteri e rinvii infiniti quella di Serena Mollicone. La giovane è stata trovata morta soffocata il 1° giugno 2011 in un boschetto dopo essere stata vita, per l’ultima volta, presso la caserma dei carabinieri del suo paese, Arce. Il Gup di Cassino ha deciso di mandare a giudizio i tre carabinieri e figlio e moglie di uno di loro che sarebbero coinvolti nell’accaduto. Disposta per il prossimo 11 gennaio la prima udienza per un processo che dovrebbe finalmente, dopo ben 19 anni, chiarire quanto accaduto alla diciottenne.

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Indagini sulla caserma dei carabinieri

Grazie alle ultime indagini fatte dai carabinieri di Frosinone, dal Ris e dai consulenti medico-legali tra i moltissimi depistaggi proseguiti per 19 anni, la pm Maria Beatrice Siravo ha deciso di mandare a processo i cinque individui che – stando alle indagini – potrebbero avere a che fare con la morte della giovane. La ricostruzione dei fatti fornita ha portato il magistrato a domandare il rinvio a giudizio dell’ex comandante Franco Mottola, si sua moglie Anna Maria, del figlio Marco con l’accusa di omicidio aggravata e occultamento del cadavere; coinvolti anche l’appuntato scelto Francesco Suprano per favoreggiamento personale in omicidio volontario e Vincenzo Quatrale per concorso in omicidio volontario e istigazione al suicidio del collega brigadiere Tuzi.

La ricostruzione del caso di Serena Mollicone

Stando alle indagini, Serena si sarebbe recata alla caserma dei carabinieri per denunciare un giro di droga e avrebbe avuto una discussione con Marco Mottola, figlio sell’ex comandante della stazione. Dalla ricostruzione sembrerebbe che lì, in un alloggio in disuso a disposizione dei Mottola, la giovane sia stata aggredita sbattendo violentemente la testa contro una porta. Credendola morta, la famiglia l’avrebbe portata nel boschetto e constatando che ancora respirava, i tre avrebbero deciso di soffocarla. Da lì l’inizio dei depistaggi.

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