I posti di lavoro a rischio? Di Maio sapeva tutto, il complotto è una balla
17/07/2018 di Redazione
Nei giorni scorsi Luigi Di Maio ha denunciato un complotto sull’inserimento del dato di 8mila posti di lavoro a rischio inserito nella relazione tecnica che accompagna il decreto legge Dignità. «Hanno messo quel numero di notte», sono state le sue parole. In una nota congiunta con il ministro dell’Economia Giovanni Tria, il vicepremier capo politico del M5S ha poi parlato di una «manina» che avrebbe introdotto una stima non scientifica nel testo e ha poi scaricato ogni responsabilità sul presidente dell’Inps Tito Boeri. Ma non c’è stata nessuna mano misteriosa a tramare conto il titolare di Lavoro e Sviluppo Economico.
Gli 8mila posti di lavoro a rischio? Nessun complotto, Di Maio sapeva da una settimana
Tutto è accaduto alla luce del sole, con i collaboratori di Di Maio che hanno ricevuto la stima degli 8mila posti di lavoro a rischio una settimana prima della pubblicazione del dl in Gazzetta Ufficiale. È quanto rivela oggi un articolo di retroscena della Stampa a firma di Alessandro Barbera. Il quotidiano è entrato in possesso delle prove:
Tutto inizia il due luglio, quando l’ufficio legislativo del ministero del Lavoro scrive all’Inps per chiedere di predisporre «con la massima urgenza» la platea dei lavoratori coinvolti «al fine di quantificare il minor gettito contributivo». Detto fatto: quattro giorni dopo, il sei luglio, la segreteria tecnica di Boeri spedisce all’ufficio legislativo del ministero quanto richiesto.
Dunque, come ricostruisce la Stampa, la scheda che ha stimato il calo di occupati è finita sul tavolo del Ministero guidato da Di Maio sei giorni prima della bollinatura del testo da parte della Ragioneria generale dello Stato, il 12 luglio. La relazione tecnica verrà ritoccata solo l’11 luglio, il giorno prima della pubblicazione in GU, ma per ragioni che non c’entrano nulla con la stima degli 8mila posti.
(Immagine di copertina da video Facebook di Luigi Di Maio)