Il caso degli 8mila posti in meno, Di Maio e Tria: «Dobbiamo capire di chi è la ‘manina’»

15/07/2018 di Redazione

È una situazione paradossale quella che si è venuta a creare ieri, dopo l’intervento su Facebook di Luigi Di Maio che ha evocato un complotto sui dati contenuti in una tabella allegata al Decreto Dignità (che indica 8mila posti all’anno a rischio per la stretta sui contratti a termine). Il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico in un video ha attaccato alti burocrati e non meglio precisati apparati dello Stato. In una sola parola, le «lobby». In una nota congiunta Di Maio e il ministro dell’Economia Giovanni Tria hanno poi smentito un attacco del leader M5S al Mef, sottolineando comunque la necessità di individuare la ‘manina’ che avrebbe aggiunto il dato alla relazione del decreto.

Ottima posti in meno? Di Maio evoca il complotto: «Quel numero non ha validità»

«Ci tengo a dirvi – ha affermato ieri il capo politico del M5S sul social network – che quel numero è apparso la notte prima che il decreto venisse inviato al Quirinale. Non è un numero messo dal governo». E ancora: «Quel numero per me non ha nessuna validità, perché nessuno ha spiegato davvero cosa significava. La verità è che questo decreto dignità ha contro lobby di tutti i tipi». Di Maio, insomma, ha negato ogni responsabilità del suo super ministero. «Non è una cosa che ci hanno messo i miei ministeri, non è una relazione che hanno chiesto i miei ministeri e soprattutto non è stata chiesta dai ministri della Repubblica», sono state le sue parole. ha adombrato anche il sospetto che il numero degli 8mila posti in meno «sia stato il modo di indebolire la legge e per fare caciara. Non mi spaventa, siamo abituati a cose peggiori contro di noi».

Le voci di una smentita del Ministero dell’Economia

Stando a quanto riportato oggi dai principali quotidiani Di Maio ce l’aveva con la squadra del ministro dell’Economia Giovanni Tria, con super tecnici che l’economista ha confermato e che erano stati scelti dal suo predecessore Pier Carlo Padoan. Fonti di via XX Settembre avrebbero fatto filtrare ieri che il dato degli 8mila posti era già contenuto nella relazione tecnica arrivata al dicastero. Padoan, sempre ieri, ha affermato: «Non ho sentito quanto affermano dal M5S, ma se insinuano che qualcuno della mia ex squadra si sia comportato scorrettamente, magari perché sobillato, lo respingo sdegnosamente. Sarebbero accuse di gravità incredibile».

Aggiornamento:

La nota congiunta Di Maio-Tria: mai accusato il Mef

Sulla vicenda poi i ministri Di Maio e Tria hanno chiarito la loro posizione con una nota congiunta diffusa domenica mattina. Il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, «non ha mai accusato né il Ministero dell’Economia e delle Finanze né la Ragioneria Generale dello Stato di alcun intervento nella predisposizione della relazione tecnica al dl dignità. Certamente, però, bisogna capire da dove provenga quella ‘manina’ che, si ribadisce, non va ricercata nell’ambito del Mef». In merito alla relazione tecnica che accompagna il Dl Dignità, «il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ritiene che le stime di fonte Inps – si legge ancora nella nota – sugli effetti delle disposizioni relative ai contratti di lavoro contenute nel decreto siano prive di basi scientifiche e in quanto tali discutibili».

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit immagine: ANSA / CLAUDIO PERI)

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