In Italia, invece, il Piracy Shield blocca Cloudflare

Il sistema italiano progettato per combattere la pirateria sta già facendo danni importanti a siti legittimi. Gli esperti avevano già avvisato rispetto a queste conseguenze

25/03/2024 di Gianmichele Laino

Le autorità istituzionali e il garante delle comunicazioni non possono nemmeno dire di non essere stati avvisati. In Italia, diversi luminari delle intersezioni tra digitale e leggi, tra digitale e privacy, tra digitale e tutto ciò che riguarda l’ecosistema politico-sociale (un nome su tutti, il professor Stefano Zanero, ordinario del Politecnico di Milano, che da tempo sta comunicando, anche su X, i rischi del Piracy Shield) avevano messo in guardia dai toni eccessivamente celebrativi con cui si stava accompagnando, dalla fine di gennaio 2024, il lancio della piattaforma nazionale Piracy Shield, con cui le istituzioni promettevano di assestare un durissimo colpo alla pirateria su internet. Non c’è stato bisogno di attendere tantissimo: quello che, da qualche settimana a questa parte, sta succedendo a Cloudflare è sotto gli occhi di tutti. L’azienda americana è una CDN e, tra i suoi clienti, ha tantissime realtà italiane.

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Piracy Shield e Cloudflare, cosa sta succedendo

Alla fine di febbraio, sulla piattaforma Piracy Shield è arrivata una segnalazione rispetto all’indirizzo IP 188.114.97.7, ovvero un IP collegato a Cloudflare. Ora, siccome a uno stesso indirizzo IP possono essere collegati più domini, è sicuramente successo che, per andare a intercettare il sito che trasmetteva contenuti pirata associato a quell’IP, la piattaforma ha oscurato altre decine (o centinaia) di siti totalmente regolari che avevano il medesimo indirizzo IP. Questo è accaduto, ad esempio, per phishing.army, un progetto che ha come missione quella di proteggere gli utenti dal phishing. Un vero e proprio paradosso.

Dopo mille peripezie, come vedremo in un altro articolo del nostro monografico di oggi, Cloudflare ha invitato a segnalare il problema all’Agcom che, fino a questo momento, non è intervenuta in merito.

Perché bloccare gli IP non può essere una buona idea

Chi si sta opponendo all’impiego del Piracy Shield secondo queste modalità fa presente alcune cose: siccome questa piattaforma procede al blocco degli IP su segnalazione, potenzialmente chiunque potrebbe aprire un ticket nei confronti di qualsiasi portale. Dal momento che una delle ragioni dell’esistenza del Piracy Shield è quella della lotta alla pirateria rispetto agli eventi sportivi, si richiede un’azione tempestiva alla piattaforma che, quindi, nel giro di qualche minuto ha la possibilità di bloccare l’indirizzo IP. Questo significa che i controlli che si possono effettuare sulle segnalazioni sono molto limitati. Pertanto, il rischio di segnalazioni indebite potrebbe essere molto alto e potrebbe essere molto pericoloso da affrontare.

Anche il blocco degli IP, come il caso di specie insegna, non è la soluzione efficace: bloccare un IP significa far cadere nella stessa rete e far subire lo stesso trattamento a diversi siti web, molto diversi tra loro. Una segnalazione su un sito pirata, insomma, potrebbe riguardare per estensione anche un sito che con la pirateria non c’entra assolutamente nulla. Senza contare che anche gli errori umani (ad esempio nella segnalazione di un IP al posto di un altro) potrebbero ulteriormente completare questo quadro pessimistico.

Tuttavia, gli interessi del mondo del calcio (il cui equilibrio si sta reggendo sempre di più sugli introiti derivanti dai diritti televisivi e – quindi – su immagini di contenuti multimediali che devono sfuggire alla indebita riproduzione in violazione del copyright) sembrano prevalere rispetto a una questione di civiltà: il Piracy Shield potrebbe benissimo trasformarsi a breve in un tutti contro tutti, con conseguenze potenzialmente devastanti per internet in Italia. Al momento, le iniziative che vorrebbero lo stop al Piracy Shield sono rimaste inascoltate. A quanti casi Cloudflare dovremmo assistere prima che ci si ponga seriamente il problema?

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