L’assessore leghista Foroni dice che fino ad ora la Lombardia «le ha azzeccate tutte»
06/04/2020 di Gianmichele Laino
Mentre in Lombardia si continua a fare i conti con i casi più gravi di contagio da coronavirus, dopo che l’assessore Giulio Gallera aveva appena aggiornato il bollettino quotidiano sui nuovi contagi e sui morti (1337 contagiati in più e 249 vittime), dopo vari contrasti con il governo centrale sulle misure da adottare (non ultima quella delle mascherine obbligatorie per tutti, pur in mancanza delle stesse mascherine), l’assessore al Territorio e alla Protezione Civile Pietro Foroni è intervenuto in conferenza stampa per dire che «fino a questo momento, in Lombardia le abbiamo azzeccate tutte».
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Pietro Foroni e la Lombardia che dall’inizio del contagio le ha azzeccate tutte
Il riferimento dell’assessore leghista è ovviamente alla gestione del coronavirus all’interno della regione. Secondo l’assessore, quanto fatto dal governo regionale è stato addirittura d’esempio in alcuni casi per tutte le altre autonomie locali e anche per lo stato centrale: «Può sembrare inopportuno dirlo in questo momento, insomma non vorremmo sembrare quelli che vogliono per forza di cose puntualizzare. Ma la Lombardia fino ad ora le ha azzeccate tutte. Non è mai facile prendere decisioni, soprattutto davanti a un virus nuovo e dove non ci sono certezze scientifiche. Tutte le misure che abbiamo adottato come regione Lombardia poi sono state intraprese anche da altre realtà».
Pietro Foroni, poi, ha rincarato la dose: «E anzi, se fossero state ascoltate alcune richieste della regione Lombardia, le cose sarebbero andate anche meglio. Ma non fa niente». I politici locali, insomma, continuano a mettere in campo – sempre provandosi a schermire in maniera retorica – l’elogio della gestione del contagio in una regione che, come abbiamo visto, ha tuttavia subito un percorso diverso dell’epidemia, anche rispetto ad altri territori da cui era partito inizialmente il coronavirus.
I casi che Pietro Foroni non ha menzionato e che dimostrano come la Lombardia non è che le abbia azzeccate proprio tutte
Si pensi al confronto tra Lombardia e Veneto, ad esempio, che hanno affrontato l’avvio dell’epidemia negli stessi giorni e che, al momento – in seguito a una diversa gestione dei tamponi, dell’isolamento, delle misure di tutela – si trovano a registrare un tasso di mortalità completamente diverso (intorno al 14% per la Lombardia, intorno al 3% per il Veneto). Si pensi alle case di cura in cui non sono state prese le misure adatte per evitare il contagio tra gli ospiti e gli operatori sanitari. Si pensi alla confusione che si è venuta a creare con la sovrapposizione di ordinanze. Si pensi all’inaugurazione dell’ospedale in Fiera a Milano con tante persone della stampa intervenute per documentare l’evento. Si pensi alle richieste dei sindaci e delle popolazioni dei comuni lombardi che chiedono spiegazioni su come agire su tamponi, mascherine, prevenzione dei contagi.
La situazione in Lombardia è stata chiaramente difficile sin dal primo minuto e ha richiesto misure di contrasto mai prese prima d’ora. Su questo non si può dubitare. Ma continuare a fare la narrazione della Lombardia perfetta, che «le ha azzeccate tutte» non giova all’opinione pubblica. Soprattutto per quelle persone che hanno perso un familiare in attesa di ricevere un tampone o, peggio ancora, un parere medico salvavita.