Piero Angela e l’alfabetizzazione digitale: quanti sono gli analfabeti tecnologici in Italia?

Quanti sono gli italiani a cui Piero Angela, a 93 anni, insegnerà con il suo nuovo programma a utilizzare le nuove tecnologie nella vita di tutti i giorni?

07/12/2021 di Ilaria Roncone

L’alfabetizzazione digitale in Italia passa da Piero Angela. A partire dal prossimo febbraio il celebre divulgatore – che con i suoi decenni di attività con Quark e non solo, ha segnato indelebilmente la divulgazione nel nostro paese – condurrà Prepararsi al futuro su Rai3, programma interamente dedicato all’alfabetizzazione delle nuove tecnologie. Il target principale saranno gli analfabeti digitali in Italia che, per le ragioni più svariate, vengono escluse dal processo di apprendimento della vita com’è oggi, influenzata in ogni sua parte dalle nuove tecnologie. Ma quanti sono, andando a guardare i dati, queste persone?

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Piero Angela e l’alfabetizzazione digitale degli italiani

Prossimo ai suoi 93 anni, Piero Angela è stato incaricato di guidare il popolo italiano che ha meno dimestichezza con le nuove tecnologie – a partire dalle persone adulte e anziane – nell’era digitale. Il programma andrà in onda a partire dal prossimo 25 febbraio e vedrà Angela calarsi nei panni del maestro per insegnare il digitale. La tv, ancora una volta, viene utilizzata per arrivare a quanto più pubblico possibile (come accadde, a suo tempo, nel programma Non è mai troppo tardi con il maestro Manzi in cui si insegnava l’italiano alla popolazione).

Quanti sono gli analfabeti digitali in Italia?

Partiamo, innanzitutto, dalla definizione del fenomeno di analfabetismo digitale. Quando di parla di digital illiteracy si intende l’incapacità – o comunque la capacità non sufficiente di compiere azioni complesse – delle persone di utilizzare le nuove tecnologie (a partire dal computer fino ad arrivare agli smartphone) nella vita quotidiana. La nuove tecnologie, oggi, le utilizziamo per fare qualsiasi cosa e con la pandemia l’utilizzo di applicazioni per evitare di recarsi fisicamente nei luoghi, tanto per dirne una, è aumentato in maniera esponenziale. Tra le altre cose, l’analfabetismo digitale ha contribuito a frenare la crescita economica, contribuendo anche alla larga diffusione del fenomeno delle fake news.

Quante sono le persone che, nel nostro paese, si trovano nelle condizioni di non riuscire agevolmente a muoversi tra i vari mezzi tecnologici nella vita di tutti i giorni? I dati restituiscono una realtà complicata e che inserisce il popolo italiano tra gli ultimi posti quando si parla di competenze digitali di ventinove paesi fiori e dentro la Comunità europea. I dati dell’OCSE – inseriti nella relazione Skills Outlook 2019, quindi relativi a prima della pandemia – parlano chiaro: solo il 21% degli italiani compresi tra i 16 e i 65 anni può contare su un livello di alfabetizzazione e capacità di calcolo (frutto di un esito almeno di livello 3 nei test di alfabetizzazione e calcolo PIAAC) definibile buono.

Va inoltre aggiunto che il 31% degli italiani non utilizzerebbe internet secondo quanto approfondito da Milena Gabanelli nella sua rubrica Data Room sul Corriere della Sera. Un italiano su tre non utilizza la rete in alcun modo, quindi, e tra quelli che lo fanno solo il 13% sa facilitarsi la vita facendo online le procedure amministrative. Per capire quanto indietro siamo rimasti è sufficiente guardare alla media Ue in questo caso, che vede il 30% delle persone scegliere di fare i conti con la burocrazia tramite l’online. Tra le piccole e media imprese italiane solo l’8% vende i suoi servizi anche online mentre in Germania si è arrivati al 23%. Tra i dipendenti delle imprese private nel nostro paese, inoltre, il 40% dei dipendenti non riesce a utilizzare bene i software da ufficio più comuni a partire da Office.

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