Una madre deve essere costretta a chiedere “pietà” per non veder pubblicati su internet video e foto del figlio morto?
I social network stanno occupando spazi sempre più privati delle nostre vite. I fatti recenti di via Foria hanno indotto la madre del piccolo Samuele a chiedere l'attenzione del pubblico sul tema
20/09/2021 di Redazione
Le nostre vite, in diretta. I social network sono un bacino dal quale attingere: un archivio per consultare il passato, ma anche una sorta di istantanea del presente, per contestualizzare eventi che ci capitano. Lo sa bene la madre del piccolo Samuele, il bambino di 4 anni precipitato da un balcone in via Foria, a Napoli. La tragedia è ancora avvolta nel mistero e si sta cercando di capire se abbia avuto un ruolo il 38enne domestico della famiglia, Mariano Cannio (il quale ha dichiarato di aver preso in braccio il bambino, ma di non aver capito come possa essere successo che sia precipitato al suolo).
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Piccolo Samuele, la madre chiede di non divulgare video e foto
Una tragedia che sicuramente ha colpito gran parte della popolazione italiana che segue i fatti di cronaca e che ha scatenato una sovraesposizione di tutto ciò che riguarda la famiglia del piccolo Samuele. A titolo di esempio: diverse persone hanno pubblicato su TikTok un video del bambino di 4 anni, ripreso mentre diceva «Io ti butto giù». Una frase accostata, in maniera molto suggestionante, al contesto e alle circostanze che poi hanno portato alla morte del bambino. Quel video, tuttavia, è stato diffuso senza alcun tipo di autorizzazione da parte della famiglia.
La mamma del piccolo Samuele, Carmela Gargiulo, ha rivolto un appello accorato – attraverso le televisioni che l’hanno intervistata – a proposito del proprio bambino: «Per piacere – ha chiesto – non pubblicate più fotografie di mio figlio, né video». Il timore è, evidentemente, che nei prossimi giorni si possano diffondere ulteriori immagini di un minore.
Nell’epoca in cui la pubblicazione di fotografie e di video era demandata unicamente agli organi di stampa, i codici deontologici intorno a cui si era trovato un accordo sembravano aver messo un argine alla diffusione incontrollata di foto e video di minori. Le eccezioni rappresentavano un caso sporadico, spesso da stigmatizzare. Gli utenti dei social network, però, non hanno scrupoli nel pubblicare contenuti di questo tipo, né si pongono limiti. Per questo siamo arrivati al punto che una madre, addolorata per la morte del figlio, debba chiedere con molto trasporto che le sue immagini non vengano pubblicate sui social network.