Perché Putin ha voluto un referendum nonostante le copie della Costituzione modificata fossero già in vendita in libreria
02/07/2020 di Ilaria Roncone
Putin – dopo essere stato al potere in Russia per vent’anni – potrà rimanere al potere fino al 2036. Con gli scrutini ormai finiti risulta che il 78% degli elettori che si sono recati alle urne – con un affluenza del 64% – ha deciso di appoggiare le riforme costituzionali volute dal presidente Putin. Il risultato è stato ampiamente previsto ma, a ben guardare, le riforme costituzionali volute da Putin erano state già ratificate dal Parlamento russo e dagli organi regionali competenti. Le modifiche fatte alla Costituzione riguardano, oltre alla possibilità di rimanere al potere fino al 2036, portare il paese verso una direzione decisamente conservativa a partire dal divieto dei matrimoni tra persone dello stesso sesso e dall’introduzione di un riferimento alla «fede in Dio» della Russia.
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Gli attacchi dell’opposizione sull’irregolarità del voto
Il referendum ha avuto luogo nell’arco di una settimana per evitare assembramenti. La netta vittoria di Putin così come tutte le procedure elettorali, però, sono stati ampiamente criticati sia da critici che da esperti dell’opposizione. Si è parlato di irregolarità del voto e mancanza di trasparenza e regole chiare. Il principale oppositore di Putin, Alexei Navalny, ha definito questo referendum una «grande bugia» che non riflette le reali opinioni del popolo russo. L’organizzazione indipendente Golos, che monitora le elezioni, ha parlato di manipolazione sin dall’inizio del procedimento di elezione dovuta soprattutto all’estrema parzialità della maggioranza dei media russi e delle forti pressioni esercitate sui cittadini ad opera di organizzazioni e compagne finanziate da organi statali. Da rilevare anche come, prima ancora che i seggi fossero chiusi, nelle librerie del paese si vendesse già la copia della Costituzione modificata secondo il volere di Putin. Oltre a questo, il ministero dell’Interno russo è intervenuto già nei giorni del voto dicendo che non c’erano state violazioni che avrebbero potuto alterare i risultati (impossibile affermarlo, quando ancora ci sono intere giornate in cui i cittadini possono recarsi ai seggi).
A cosa è servito davvero a Putin il referendum?
Se il risultato era dato tanto per scontato e già le copie della Costituzione erano modificate prima di oggi, perché darsi tanto da fare per indire un referendum? Si è trattato di un modo per consolidare il potere di Putin e le sue idee nel paese. Come riporta Il Post, il giornalista Andrew Higgins – che si occupa della Russia e ha scritto sul New York Times – ha sollevato questa questione facendo presente che le riforme voluta da Putin sono già entrate in vigore mesi prima del referendum. Mettere in piazza questo risultato è un modo per Putin – nonostante abbia già fatto quello che voleva – di mostrare al paese e al mondo che i russi son od’accordo con lui. «È un teatro, ma un teatro molto importante e ben fatto. Il sistema ha bisogno di mettere in scena l’appoggio pubblico anche quando non ce l’ha», ha affermato il sociologo e teorico politico all’Università di Mosca delle Scienze economiche e sociali Greg Yudin.
(Immagine copertina dal profilo Facebook di Putin)