Il Partito Democratico insorge contro Di Maio: «Ultimatum inaccettabile»

Le dure parole pronunciate da Luigi Di Maio alla conclusione della consultazione con il premier incaricato Giuseppe Conte hanno stravolto le carte in tavola: l’alleanza giallorossa per la formazione di un nuovo governo ora è di nuovo in forse. E il Partito Democratico perde la pazienza.

Il Partito Democratico insorge contro Di Maio: «Ultimatum inaccettabile»

Alla fine della consultazione con Giuseppe Conte, il segretario del Partito Democratico aveva ribadito la «necessità di una svolta». Nicola Zingaretti aveva spiegato di aver parlato con Conte focalizzando l’attenzione sul taglio delle tasse per i salari medio-bassi, su piano per il lavoro con il rilancio degli investimenti pubblici e privati, sulla formazione gratuita dall’asilo, all’università’ per le famiglie meno abbienti, sulla sanità pubblica con l’investimento di 10 miliardi nel prossimo triennio e sulla sicurezza urbana. È per quanto riguarda i decreti sicurezza invece aveva precisato la proposta di recepire almeno le «indicazioni che provengono dal presidente dal presidente della Repubblica». Osservazioni e richieste che erano già note, ma inaspettate sono state invece le condizioni imposte da Di Maio alla fine del colloquio immediatamente successivo e durato solo 45 minuti.

Luigi Di Maio ha infatti dichiarato che per quanto riguarda i decreti sicurezza non ha «alcun senso parlare di modifiche» poiché «vanno assolutamente tenute in considerazione le autorevoli osservazioni del capo dello Stato, ma senza volerne rivederne la ratio, né tanto meno le linea di principio». Ha quindi poi elencato i 20 punti evidenziando infine lo «sconcerto per questo surreale dibattito sugli incarichi» lanciando poi l’ultimatum: «Siamo stati chiari: o siamo d’accordo nel realizzare i nostri punti programmatici o non si va avanti. Se i nostri punti saranno nel programma di governo si potrà partire, altrimenti occorre tornare al voto e, aggiungo, il prima possibile»

Immediata la reazione, non positiva, da parte del Partito Democratico. «Ha cambiato idea? Lo dica con chiarezza» ha scritto si Twitter il vicesegretario del partito Andrea Orlando. Gli ha fatto eco Graziano Delrio che ha definito «davvero inaccettabili» gli «ultimatumdi Di Maio al presidente incaricato». Il dirigente Cesare Damiamo ha ritenuto le parole del leader 5 stelle «sono intempestive, irresponsabili e insensate. Vanno respinte» invitandolo a dire chiaramente «se vuole far saltare il banco». Su Facebook invece Carlo Calenda, che si è dimesso dalla direzione del Pd proprio dopo l’accordo stretto dal partito con il Movimento 5 Stelle, invoca una reazione dura e decisa: «Amici ed ex compagni, vi siete rotti o no degli ultimatum di chi ci chiamava il Partito di Bibbiano?! Quanti schiaffi dovete prendere prima che vi torni la voglia di combattere? Nicola Zingaretti ripensaci. Come si dice a Roma: apriamoli come le cozze».

( Credits immagine di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI)

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