La norma nella bozza della UE sulla restituzione di beni culturali, in realtà, non riguarda i marmi del Partenone

19/02/2020 di Enzo Boldi

La notizia del British Museum che respinge la richiesta della Grecia di restituire i marmi del Partenone ha scatenato mille polemiche. Sul web affiorano commenti contro la Gran Bretagna che ‘chiude le porte a chi non parla inglese, ma si tiene le nostre opere d’arte’. Insomma, la Brexit sta lasciando il segno anche sugli appassionati di arte (o amanti dell’ultima ora) che parlano di una vera e propria angheria britannica nei confronti dell’Europa. La realtà, però, è ben diversa ed è tutto scritto nella bozza di un documento siglato dalla stessa Unione Europea.

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Partiamo dall’antefatto. Il British Museum di Londra ospita da anni alcuni marmi del Partenone di Atene: si tratta di alcuni fregi della struttura scolpita e costruita nel V secolo a.C. La Grecia – che sarebbe sostenuta anche Italia, Spagna e Cipro – vorrebbe che l’Unione Europea facesse leva sulla Brexit per chiedere la restituzione di quel che, secondo le loro ricostruzioni storiche, è stato trafugato dai britannici durante l’occupazione Ottomana in terra ellenica.

Il museo londinese, però, respinge questa accusa sottolineando come il tutto arrivò in Inghilterra attraverso un regolare contratto legale sottoscritto dal diplomatico Lord Elgin e dal governo turco all’inizio del XIX secolo. Insomma, da una parte la Grecia che chiede la restituzione di qualcosa che le è stato ‘rubato’, dall’altra la Gran Bretagna che parla di accordi commerciali stipulati con un museo e su cui non ha intenzione di entrare.

La polemica sulla Brexit e i marmi del Partenone

Al netto di tutto questo caso – che, inevitabilmente, ha alzato un polverone – occorre sottolineare come nella bozza del documento redatto dall’Unione Europea sulla restituzione dei beni culturali «rimossi illegalmente dal proprio Paese di origine», non si faccia alcun riferimento ai marmi del Partenone ospitati da anni all’interno del British Museum che ne ha la proprietà. Per questo motivo, secondo Downing Street, il tutto non può essere ricondotto ad accordi commerciali tra Gran Bretagna e Unione Europea.

La polemica italiana sulla Gioconda in Francia

E sui social, ovviamente, la polemica ha assunto contorni nazionalistici. In molti, infatti, giudicano legittima la richiesta della Grecia alla Gran Bretagna, sognando che un giorno – in caso di uscita dall’Unione Europea della Francia – anche la Gioconda possa fare rientro negli italici confini. Peccato che, qualora questo scenario (inverosimile) dovesse avverarsi, anche in quel caso non si potrebbe fare nulla. La Monna Lisa è stata portata a Parigi dallo stesso autore, Leonardo da Vinci, che l’ha venduta ai transalpini. Sarebbe bello, ma quello che per molti è un sogno a tinte tricolore non è altro che un motivetto da canzoncina post vittoria ai Mondiali di calcio.

(foto di copertina: da public domain pictures)

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