Il viceministro dell’Interno: «Pappalardo e i gilet arancioni hanno violato undici regole su dieci»

Le manifestazioni di piazza sono consentite? Come è stato possibile permettere anche solo la possibilità che una folla come quella dei gilet arancioni si riversasse in piazza Duomo a Milano, nella città che è uno degli epicentri dell’epidemia di coronavirus in Italia? Probabilmente, il generale Antonio Pappalardo e i suoi gilet arancioni hanno fatto leva sulla possibilità, prevista dalle linee guida all’ultimo dpcm, dello svolgimento delle manifestazioni in maniera statica. Una circostanza che si verifica se le proteste non sono itineranti e se si rispetta il distanziamento tra le persone, munite di protezioni come le mascherine e i guanti. Oltre alla necessità di concordare con la questura il numero massimo di partecipanti.

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Pappalardo e le proteste a Milano, le parole del Viminale

Il viceministro dell’Interno Matteo Mauri sottolinea, tuttavia, che queste disposizioni nella manifestazione dei gilet arancioni non sono state prese in considerazione affatto. Per questo motivo, su quanto accaduto a Milano nel primo pomeriggio del 30 maggio, ci saranno delle indagini della magistratura, dopo la denuncia presentata dal sindaco del capoluogo meneghino Beppe Sala.

«Pappalardo e gli altri hanno contravvenuto a undici regole su dieci, lo hanno fatto in maniera volontaria perché volevano creare notizia – ha detto Mauri al Corriere della Sera -. Sono manifestazioni dai contenuti eversivi, come quelle che il generale Pappalardo sposa da 15 anni a questa parte».

Pappalardo e la riflessione sulle tensioni sociali dopo il coronavirus

Insomma, il rischio di tensioni sociali che qualcuno ha palesato dopo aver visto le oltre mille persone presenti in piazza Duomo, con conseguente violazione delle regole sul distanziamento sociale che tutti noi dovremmo continuare a rispettare per evitare seconde ondate dell’epidemia di coronavirus, viene mitigato dalla reiterata protesta in questi anni di figure come Pappalardo, che – al di là di clamorosi episodi come questo – non sembrano trovare spazio in una porzione significativa della popolazione italiana.

«In questa fase – ricorda Mauri – c’è rabbia e risentimento, quindi l’attenzione sull’emergenza sociale deve restare molto alta. Tutti i populisti fanno questo, solleticano il popolo contro il potere per impossessarsene». Dunque, un meccanismo noto. Che, però, questa volta non può davvero prendere piede.

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