Flores d’Arcais e la rinascita di MicroMega: «Con l’online, sarà un ‘più che quotidiano’»

Parte il nuovo progetto, che prevede una presenza più capillare sul web

12/03/2021 di Gianmichele Laino

In uno dei maggiori momenti di difficoltà attraversati dal Paese – anche e soprattutto dal punto di vista dell’impoverimento culturale -, quella della rinascita di MicroMega è davvero una buona notizia. La storica rivista che rappresenta un presidio fondamentale per cultura, politica, scienza e filosofia, ora ha un nuovo orizzonte di fronte. Paolo Flores d’Arcais, da sempre direttore di una delle voci più longeve dell’approfondimento in Italia, ci spiega il cambio di passo: dai tempi dell’editoria disinteressata di Carlo Caracciolo all’epoca del web e dei social network. Perché cambiano i mezzi di diffusione, ma non la voglia di riflettere sul mondo.

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Paolo Flores d’Arcais presenta il nuovo MicroMega

E, sul mondo, MicroMega riflette da 35 anni: «Quando tutto è iniziato – ci spiega Paolo Flores d’Arcais -, la rivista aveva un rapporto eccellente con l’editore Carlo Caracciolo, che aveva offerto tutti gli strumenti necessari e, soprattutto, la massima libertà d’iniziativa alla direzione della rivista. Anche con Carlo De Benedetti il rapporto è stato esemplare: non c’era alcuna interferenza con le scelte del direttore. Più recentemente, il gruppo editoriale è diventato di proprietà della famiglia Elkann. A settembre del 2020 ho sottoposto alla loro attenzione un problema che si trascinava ormai da diversi anni: il fatto, cioè, che una testata cartacea avesse bisogno di un sito web all’altezza delle nuove tecnologie».

Di fatto, MicroMega, per tutto questo tempo, aveva avuto – come vetrina web – esclusivamente la possibilità di comparire in un sottodominio di Repubblica. Uno spazio di pubblicazione risalente a circa 15 anni fa, non propriamente in linea con le attuali esigenze. Limes, l’altro prestigioso prodotto di approfondimento del gruppo, ad esempio, ha un proprio sito web: «La nostra richiesta – continua Flores d’Arcais – è stata quella di avere lo stesso sito di Limes, ma la risposta è stata negativa. Di rimando, mi è stato proposto di rilevare la testata. Chance o aut aut? Probabilmente la seconda, visto che il 31 dicembre MicroMega viene chiuso. Le trattative successive sono state faticose».

Ora Paolo Flores d’Arcais guida MicroMega edizioni impresa sociale srl, con una condizione abbastanza complessa da gestire, imposta nella trattativa: l’impossibilità, per quattro anni, di avere soci in qualche modo parte del mondo dell’editoria. «Ce la caveremo da soli – afferma Flores d’Arcais -, anche se ci saranno sicuramente difficoltà. Siamo sicuri del fatto che, per quanto riguarda il cartaceo, non cambierà nulla perché il livello è rimasto di assoluta eccellenza. Il vero cambiamento sarà sulla parte online: avere un sito aggiornato con continuità ci permetterà di essere un “più che quotidiano”, con opinioni, approfondimenti, confronti. È inutile competere sulla rapidità: l’importante è essere alternativi nei contenuti proposti».

Il nuovo pubblico di MicroMega

Anche il pubblico del nuovo sito sarà tutto da costruire: «È una terra incognita: immaginiamo sicuramente lettori più giovani, che non sono più abituati al cartaceo. Tuttavia, spero che – entrando in contatto con il mondo di MicroMega attraverso l’online – i nostri nuovi lettori possano trovare un aggancio per leggere anche la rivista». Il primo numero del nuovo corso, a questo proposito, sarà in edicola il prossimo 18 marzo. Un prodotto che era già pronto per essere pubblicato a gennaio ma che, in seguito al passaggio di proprietà della testata, vedrà la luce due mesi dopo. «Si tratta di un viaggio nei 100 anni dal Congresso di Livorno – rivela Flores d’Arcais -, un numero fuori dal comune, con lunghe (a volte lunghissime) testimonianze. Ci sarà un testo autobiografico di Aldo Tortorella, l’ultima testimonianza in assoluto di Emanuele Macaluso, il contributo di Luciana Castellina, Alberto Asor Rosa, di Giulia Mafai e di Marisa Cinciari Rodano. Dopo il numero sul PCI, uscirà il numero speciale – in due volumi – per i 35 anni della rivista».

Del viaggio, infine, si fissano anche gli obiettivi: «Puntiamo a due traguardi ambiziosi – conclude -, i 5mila abbonati e 2mila amici fondatori: è un test per noi stessi, anche perché il clima della vita politica e civile è molto depresso. La rassegnazione è forse il sentimento peggiore per una rivista che sta rinascendo, ma il nostro lavoro punterà a dare un contributo affinché questo clima possa cambiare».

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