Saviano a Salvini: «Smettila di fare il pagliaccio, propaganda disumana tra la Nutella e la pizza»

L’attacco di Roberto Saviano al ministro dell’Interno Matteo Salvini è durissimo. Lo scrittore e opinionista ha voluto esprimere tutto il suo sdegno per i 49 migranti collocati sulla Sea Eye e sulla Sea Watch e che, attualmente, non stanno trovando un porto in cui approdare, a causa del rifiuto dei Paesi europei del Mediterraneo. Saviano, tuttavia, riprende una statistica citata dal Sole 24 Ore – e ripresa anche da Giornalettismo – in base alla quale dal 22 dicembre, giorno del salvataggio dei 49 naufraghi, in Italia sono sbarcati 165 migranti.

«Pagliaccio Salvini», l’attacco di Roberto Saviano

I porti, dunque, com’è evidente non sono chiusi. La vicenda delle navi delle due ong tedesche altro non è che propaganda elettorale. Lo sa bene Saviano che attacca Salvini: «La smetta di fare il pagliaccio e si comporti da figura istituzionale». Lo scrittore ha realizzato un video di circa tre minuti in cui parla della vicenda ed enuncia i numeri di quella che rappresenta l’ennesima storia sgradevole di immigrazione e mancata accoglienza nel nostro Paese.

Saviano ha voluto commentare anche le iniziative di alcuni sindaci come Leoluca Orlando (Palermo) e Luigi De Magistris (Napoli), che hanno dichiarato aperti i loro porti e che hanno affermato di non voler dar seguito al decreto sicurezza diventato legge e voluto dallo stesso Salvini: «I sindaci che stanno aprendo i porti delle città che amministrano si stanno occupando dei loro cittadini e non semplicemente degli stranieri – ha detto Saviano -, perché ogni volta che un diritto viene compromesso e si interviene a difenderlo, ci si sta occupando di tutti, anche dei propri cittadini». 

Infine, la chiusura con l’ennesimo attacco diretto a Matteo Salvini, con cui già in passato Roberto Saviano ha avviato aspre discussioni: «Basta con questa becera propaganda, basta fare campagna elettorale sulla pelle degli ultimi! Di questa propaganda disumana, tra una fetta di pane e Nutella e una pizza, non ne possiamo più».

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