L’appello inascoltato dei genitori di Arianna a De Luca: l’ospedale rifiuta di risarcire la piccola, resa tetraplegica da una cura sbagliata

Arianna è nata sana, è entrata al Cardarelli di Napoli sana e ne è uscita tetraplegica, sorda e ipovedente a causa di una cura sbagliata quando era neonata. Ora è adolescente e, lo scorso novembre, l’ospedale in questione è stato condannato a risarcire la piccola e la famiglia per la somma di 3 milioni di euro. L’ospedale ha fatto ricorso e – finora – non ha versato nemmeno l’anticipo. I familiari della piccola, che rimangono in attesa dei giudici di Salerno, hanno dato il via a una protesta estrema con lo sciopero della fame davanti la Corte d’Appello di Salerno.

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L’appello a De Luca che è stato ignorato

Una storia davvero triste, parentesi orribile di malasanità e di spietatezza, che sembrerebbe rimasta inascoltata da Vincenzo De Luca. Il governatore della Campania, cui i genitori di Arianna si sono rivolti, non avrebbe mai risposto all’appello. L’estrema decisione dei genitori arriva oggi: si lasceranno morire praticando lo sciopero della fame fino alla sentenza dei giudici del tribunale di Salerno. Il denaro che dovrebbe risarcire il danno irrimediabile alla piccola serve alla famiglia per potersi permettere le cure di cui il corpo di Arianna, rigido e che genera quotidiana sofferenza, ha bisogno.

Lo sciopero della fame e la richiesta: «Aiutateci a lenire le sue sofferenze»

Matilde Mamoli ed Eugenio Manzo hanno spinto la carrozzina di Arianna sotto la Corte d’Appello dove dallo scorso 25 giugno la prima sezione civile non prende una decisione rispetto alla richiesta di sospensiva del pagamento presentata dal Cardarelli. Data la condanna esecutiva emessa, l’ospedale avrebbe dovuto pagare immediatamente alla famiglia un anticipo per risarcire il fatto di aver sedato la neonata con un farmaco sconsigliato per i bambini. La piccola è entrata normale ed è uscita dall’ospedale «come di legno», hanno riferito i genitori, e oggi «le nostre condizioni economiche non ci consentono più di offrire a nostra figlia quell’assistenza continuativa, oltre che il minimo delle cure, di cui ha bisogno Arianna. Al solo fine di tentare di lenire le grandi sofferenze che da 15 anni patisce».

Anni di «silenti tribolazioni» aspettando la giustizia

Il padre non lavora dal 2005 per assistere la piccola, la madre lavora part-time in una casa di cura per anziani. Anni e anni di attesa per la giusta sentenza e ora, dopo una battaglia legale infinita e vinta, la storia non è ancora finita. «Arianna per noi è una grande gioia, ma l’hanno rovinata», hanno detto i genitori, raccontando la vita di una bimba intrappolata in un corpo rigido ma che è piena di vita e che merita le cure migliori e che giustizia sia fatta.

 

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