Com’è la storia della mamma che farà lavori socialmente utili per aver tolto lo smartphone alla figlia

La denuncia si basava sull'accusa di abuso di metodi correttivi e lesioni nei confronti di una ragazza che, all'epoca dei fatti, aveva 15 anni

08/07/2022 di Redazione

Leggere soltanto i titoli di questa vicenda potrebbe portare a una sua cattiva interpretazione. La notizia che si è diffusa nelle ultime ore è che, in seguito a una denuncia per abuso di metodi correttivi e lesioni nei confronti di una ragazza di 15 anni, il Tribunale di Lecco ha deciso per la messa alla prova – con la realizzazione di lavori socialmente utili – della madre della stessa ragazza. Perché si è parlato di abuso di metodi correttivi? La donna, stando al suo punto di vista, si era resa conto di un eccessivo utilizzo – da parte della figlia – di smartphone e tablet e glieli aveva vietati. In seguito a questa punizione, c’era stata una lite, con la 15enne in pronto soccorso per lesioni. Da qui la denuncia del padre della ragazza nei confronti dell’ex moglie e di qui la storia della messa in prova, quattro anni dopo visto che i fatti risalgono al 2018.

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Nega smartphone alla figlia, dopo l’iter giuridico viene messa in prova per servizi socialmente utili

Lo status quo della questione è definito: la donna dovrà affrontare 180 ore di lavori socialmente utili in un comune della Brianza lecchese. Tuttavia, si è trattato di una conseguenza di una sorta di rinuncia della donna ad approfondire la vicenda in tribunale. È stato messo agli atti, infatti, che per amore della figlia e per evitarle il trauma di un lungo processo e – magari – di una testimonianza davanti a un giudice, la madre ha optato per la messa in prova, pur negando tutte le accuse a suo carico.

La denuncia parla sicuramente di abuso di metodi correttivi (e qui ci si interroga se effettivamente l’imposizione della rinuncia a smartphone e tablet possa configurarsi in questo senso), ma anche di lesioni. Dunque, la messa in prova comprende e va a coprire entrambe le circostanze contestate. E soprattutto non è intervenuta una condanna, ma – con la scelta dei servizi di pubblica utilità – la donna ha trovato il modo di uscire rapidamente da una vicenda giudiziaria che rischiava già di essere più lunga di quanto non lo sarà adesso: nel 2023, in ogni caso, è prevista una nuova udienza per la verifica dell’andamento del periodo di messa in prova.

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