Non solo cancellazione dei dati: cosa dovrà fare Google dopo la class action

Dovrà effettuare delle profonde revisioni rispetto alle sue policies e dovrà stare molto attenta a non raccogliere dati da navigazione in incognito nei prossimi 5 anni

02/04/2024 di Gianmichele Laino

La navigazione in incognito via Chrome potrebbe presto diventare…un’incognita. Nonostante le rassicurazioni di Google dopo l’esito della class action (che andrà confermato il prossimo 30 luglio), l’accordo stipulato con migliaia di ricorrenti e con i legali che hanno seguito la causa prevede delle novità nella gestione e nel management complessivo dei dati personali degli utenti che utilizzeranno l’incognito mode per navigare via Chrome. Gli effetti di questa causa, che non saranno di natura economica (come vi abbiamo spiegato, infatti, Google ha potuto scongiurare i 5 miliardi di dollari di risarcimento che venivano richiesti inizialmente dai ricorrenti), potranno in ogni caso durare per i prossimi 5 anni, imponendo una revisione delle policies di Google a proposito della gestione dei cookies.

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Le policies sulla nuova navigazione in incognito su Chrome

Innanzitutto, come effetto primario dell’accordo basato sulla class-action, Google dovrà eliminare i miliardi di dati personali raccolti dalle navigazioni in incognito su Chrome fino ad arrivare al dicembre 2023. Per tutti i dati che, invece, sono stati raccolti a partire dal mese di gennaio 2024, Google dovrà aggiornare le sue policies in modo tale da renderle compatibili con l’esito della sentenza. Tra le policies da aggiornare ci sarà quella che impedisce di riconoscere i dati collegati alla navigazione privata: verranno, ad esempio, parzialmente oscurati gli indirizzi IP. Inoltre, saranno generalizzate le stringhe degli user agent e saranno eliminati gli URL dettagliati: in questo modo, non si avranno le specifiche dei siti visitati dagli utenti che abbiano fatto uso della navigazione in incognito.

Per i prossimi cinque anni, poi, Google non potrà raccogliere cookies di terze parti durante le navigazioni in incognito degli utenti di Chrome e questa sarà l’impostazione predefinita. Se aggiungiamo a questo il fatto che Google non potrà etichettare (attraverso dei bit di tracciamento) la navigazione come “privata” (cosa che, invece, avveniva tranquillamente prima della class action), comprendiamo come il principio della navigazione in incognito, da questo momento in poi, sarà completamente sovvertito. Dando, probabilmente, maggiore sostanza alla richiesta di riservatezza da parte degli utenti che ricorrono a questo espediente per navigare attraverso il web.

Capitolo chiuso per quanto riguarda i risarcimenti economici? Probabilmente non ancora. È vero che, come esito della class action, non è previsto l’originario risarcimento di 5 miliardi di dollari richiesto dai ricorrenti. Tuttavia, questo non impedirà a coloro che hanno firmato la class action di richiedere, separatamente e caso per caso, un risarcimento economico. Tra tutto ciò che Google dovrà fare nei prossimi mesi per mettersi in pari con questa sentenza e con questo accordo, dunque, ci sarà anche un significativo dispiegamento di forze “legali” per fronteggiare le causa che, singolarmente, raggiungeranno Mountain View. E, al momento, sono già una cinquantina i firmatari della class action che hanno manifestato l’intenzione di andare avanti e di richiedere un indennizzo anche di natura economica a Big G.

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