Come è finita la causa contro Google sui dati raccolti in “navigazione in incognito”

Alla fine, il colosso dei motori di ricerca dovrà cancellare un enorme quantitativo di dati raccolto attraverso incognito mode

02/04/2024 di Gianmichele Laino

Immaginate di navigare liberamente attraverso la modalità “incognito”, convinti che le vostre attività non verranno tracciate e non lasceranno “piste digitali” esaminate da qualcuno. E invece, dalle parti di Mountain View, qualcuno sa esattamente quello che avete fatto durante la sessione di navigazione. Vi abbiamo più volte spiegato cosa significa, effettivamente, navigare in incognito e perché, in presenza di avvisi relativi ai cookies, questa attività – in realtà – impatta solo sulla cronologia (nella quale non verranno mostrati gli ultimi risultati di ricerca). Fino a questo momento, invece, Google aveva a disposizione i dati di navigazione raccolti e, a causa loro, è stato al centro di una class action i cui esiti sono arrivati proprio nelle scorse ore. Se da un lato c’è una certa delusione per il fatto che la class action non abbia portato ai risarcimenti multimilionari che i ricorrenti attendevano, dall’altro – nei fatti – l’obiettivo dell’azione legale è stato centrato in pieno: Google dovrà cancellare i dati raccolti dalle navigazioni in incognito negli ultimi anni.

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Class action contro Google per la navigazione in incognito, cosa è successo

Gli avvocati che hanno guidato la class-action (un’azione partita effettivamente nel 2020) hanno potuto mostrare in un tribunale di San Francisco alcune mail interne a Google: all’interno di queste ultime si evinceva che il colosso di Mountain View utilizzasse i dati di navigazione in incognito attraverso Chrome per la profilazione pubblicitaria dell’utente. Se da un lato non veniva esplicitato all’utente quello che effettivamente Big G sapesse di lui, nel corso delle sue navigazioni in incognito, dall’altro è chiaro che questa modalità trasferiva all’utente stesso un falso senso di sicurezza, alimentato anche dal fatto che i siti visitati durante le sessioni di navigazione in incognito non entrassero negli elenchi della cronologia.

Ovviamente, la causa non si limita ad avere effetti soltanto sul pregresso: Google dovrà aggiornare le proprie policies e non dovrà raccogliere dati (attraverso il meccanismo dei cookies) per i prossimi 5 anni da quegli utenti che faranno uso della navigazione in incognito.

La causa e il suo esito (che andrà confermato a luglio 2024, quando l’accordo diventerà, di fatto, definitivo) sembrano aver messo d’accordo tutti. I legali che hanno guidato la class-action hanno parlato di un accordo storico, non soltanto per Google, ma per tutti i grandi colossi di internet che utilizzano i dati personali degli utenti. Soddisfatto anche Google stesso, che non dovrà pagare i cinque miliardi di dollari che, inizialmente, la causa aveva richiesto. I suoi portavoce affermano che si è semplicemente fatta chiarezza rispetto a una raccolta di dati che «in alcun modo sarebbero stati associati a un individuo e che non avrebbero dato vita a nessun tipo di campagna personalizzata».

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