«Google raccoglie dati anche da navigazioni in incognito» e va a processo

Dovrà difendersi davanti a un giudice della California

14/03/2021 di Gianmichele Laino

Se pensi di essere tutelato e protetto nelle tue ricerche su internet quando utilizzi la navigazione in incognito, c’è una cosa che – più delle altre – dovrebbe preoccuparti. Basti pensare a quello che sta succedendo in California, dove Google dovrà affrontare un processo con l’accusa di aver raccolto dati personali degli utenti anche quando questi ultimi stavano utilizzando la modalità incognito della navigazione.

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Navigazione in incognito, la causa per Google

Il fatto che ci possa essere un tracciamento indipendente dalla nostra cronologia esplorazioni (dove, effettivamente, si ha l’idea di una maggiore protezione, dal momento che i siti navigati in incognito non si vedono) è una questione aperta, che ha attirato l’attenzione di diversi studi di settore e su cui, probabilmente, i motori di ricerca continuano a muoversi in maniera border line. Tuttavia, questa cosa è stata messa nero su bianco anche a livello giudiziario, ora, dal momento che tre utenti di Google in California hanno presentato un esposto che, adesso, dovrà essere in qualche modo risolto da un giudice.

L’esposto dei tre utenti parte dal presupposto che Google utilizzi in maniera pervasiva il tracciamento delle persone che navigano anche in incognito e chiedono un risarcimento danni da capogiro: 5 miliardi di dollari. Il giudice distrettuale che sta seguendo la causa, Lucy Koh, è partita dal presupposto che Google non dia informazioni complete sulla presunta raccolta di dati quando la navigazione si sta sviluppando in maniera privata. Dall’altro lato, Mountain View sta cercando di difendersi con le unghie da questa causa.

La risposta di Google

Il sito specializzato TheVerge ha ricevuto una mail da parte di José Castañeda, un portavoce di Google, che ha chiarito come il motore di ricerca specifichi che la navigazione in incognito non significa “invisibile” e che «l’attività dell’utente durante la sua sessione in incognito può essere visibile ai siti web visitati e a qualsiasi servizio di analisi o pubblicità di terze parti i siti web visitati utilizzano». Mentre invece, sempre secondo Google, l’attività non viene salvata nel browser e nei dispositivi.

Ma la questione rischia di diventare un caso: non soltanto a livello statale (visto che la causa è stata intentata davanti a un giudice californiano), ma a livello globale. Google opera in tutto il mondo e le sue modalità di raccolta dati – recentemente al centro di una revisione, soprattutto per quanto riguarda la strategia dei cookies – rappresentano il core business principale della compagnia. In base all’esito del processo, insomma, il motore di ricerca rischia di dover chiarire meglio il significato di navigazione in incognito.

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