Arriva l’ennesima multa a Google in Russia per non aver cancellato contenuti vietati

Multa a Google da parte del Cremlino, ancora una volta per la mancata rimozione di contenuti che la Russia bolla come vietati

29/09/2021 di Ilaria Roncone

Continua la corsa della Russia al controllo di Internet. Una settimana fa il partito di Putin, come ampiamente previsto, ha vinto le elezioni definite “le meno libere” da quando è salito al potere. Della manipolazione e dell’oppressione dell’opposizione e dei cittadini contrari alla sua dittatura ha fatto parte anche l’azione sui social: un risultato che ben rispecchia il suo potere, viste le politiche della piattaforma, è l’essere riuscito a far chiudere il canale di Navalny e del suo team su Telegram. Arriva l’ennesima multa Russia a Google e la ragione, ancora una volta, è quella di non aver ceduto alla richiesta dei russi di cancellare determinati contenuti che – nel paese – vengono bollati come vietati.

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La multa Russia a Google sfiora i 90 mila dollari

Una cifra ridicola, se si pensa al patrimonio è ai guadagni di Google, ma a tanto ammonta la cifra che il colosso statunitense è stato chiamato a pagare. Nella giornata di oggi un tribunale di Mosca ha multato Google per un totale di 6,5 milioni di rubli pari a 89.535 dollari per non aver cancellato contenuti che la Russia considera illegali. La disputa tra l’azienda del motore di ricerca più famoso al mondo e il Cremlino va ancora avanti, quindi, e per ora Google non ha risposto alla richiesta di commento fatta da Reuters.

Intanto, oggi è stata una giornata intensa anche sul fronte Russia-Youtube. Il paese di Putin, infatti, ha minacciato di bloccare la piattaforma nell’intero paese in seguito alla decisione della piattaforma video di oscurare i canali in lingua tedesca di Tussia Today. I video dell’emittente russa avrebbero fatto disinformazione sul Covid violando, di fatti, le leggi della piattaforma. Youtube su questo fronte è molto severo ma, secondo la Russia, si tratterebbe di una dichiarazione di guerra da parte del governo tedesco, che mira a dirottare quel pubblico sui media locali.

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