Google multato in Russia per come custodisce i dati dei cittadini

La multa a Google arriva dalla Russia perché, come altri colossi tech prima di lui, si è rifiutato di rispettare le regole del paese sulla conservazione dei dati utenti

29/07/2021 di Ilaria Roncone

La sentenza è arrivata oggi dal tribunale del distretto Taganka della capitale russa, lo stesso chela scorsa settimana ha multato Google, Twitter e Telegram per non aver cancellato i contenuti che erano stati bollati come illegali. Oggi Mosca multa Google perché il colosso non custodisce i dati degli utenti russi in server che si trovino sul territorio nazionale.

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Russia multa Google perché si rifiuta di custodire i dati dei cittadini in Russia

Per la stessa ragione – ovvero come vengono custoditi i dati degli utenti russi – l’anno scorso la sanzione era toccata anche a Facebook e Twitter. Al colosso di Mountain View è stato chiesto di pagare una multa di tre milioni di rubli (che corrispondono a circa 34 mila 400 euro). A dare la notizia è stato un portavoce del tribunale. La questione gira attorno a una legge approvata nel paese nel 2014 che impone alle società che i dati dei cittadini russi siano custoditi in Russia.

Per le stesse ragioni l’anno scorso sono stati multati anche Twitter e Facebook e Linkedin è stato bloccato nel 2016. Mosca prova, dal 2014, a costringere i colossi stranieri ad aprire uffici sul suo territorio con questa imposizione di memorizzare i dati personali dei russi in Russia. Mosca sostiene che sia un tentativo di frenare l’avanzata dei giganti tecnologici occidentali andando a rafforzare la sua sovranità su Internet.

Dall’altro lato, invece, ci sono tanti critici che accusano lo stato di Putin di assumere un atteggiamento autoritario allo scopo di reprimere il dissenso popolare in vista delle elezioni parlamentari di settembre mentre la popolarità del partito Russia Unita sta crollando. Negli ultimi mesi, infatti, sono arrivate notizie di multe a moltissimi colossi tech che si sono rifiutati di eliminare contenuti che sono stati definiti illegali proprio dall’attuale governo autoritario.

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