La pietra tombale su «morti con e morti di» coronavirus

08/05/2020 di Redazione

Abbiamo sentito ripetere la cantilena «morti di e con coronavirus» per giorni prima di renderci conto di come questa frase non avesse alcun senso e di come fosse un semplice spauracchio per allontanare i nostri timori sulla pandemia. Tant’è che, dopo una fase iniziale fatta di conferenze stampa della protezione civile in cui c’era un abuso di questa espressione, la frase era scomparsa da un po’ dai radar della narrazione. Oggi, lo studio ISS/Istat presentato nel corso della conferenza stampa tenuta da Silvio Brusaferro ha messo definitivamente a tacere questo ritornello.

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Morti di e con coronavirus, la fine certificata dalla statistica di questa ingloriosa espressione

Uno studio realizzato dall’istituto superiore di sanità in collaborazione con quello di statistica ha rivelato che, su un campione di decessi a causa del coronavirus, l’88,2% vedeva come prima causa di morte proprio il Covid-19. Le percentuali relative, invece, alle patologie pregresse erano infinitamente più basse e addirittura marginali.

Ovviamente, si tratta di uno studio campione: sono state prese in considerazione circa 2500 morti rispetto al totale in Italia che ha raggiunto, al 7 maggio 2020, 29.958. Dunque l’8,3% dei decessi totali da coronavirus nel nostro Paese. Ma le percentuali, sebbene il campione statistico sia limitato, sono molto eloquenti e dimostrano una inconfutabile verità che a tutti era evidente ma che nessuno voleva ammettere: anche nei casi clinici che presentavano più patologie, il coronavirus è (quasi) sempre stata la causa principale del decesso.

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