Facebook non capisce il significato di una parola e rimuove un post di critica al colpo di stato in Myanmar
Si tratta di un post che, secondo l'Oversight Board, non infrange in alcun modo le regole della piattaforma e il social lo ha ripristinato
11/08/2021 di Ilaria Roncone
A febbraio 2021, quando c’è stato il colpo di Stato in Myanmar, Facebook ha preso posizione limitando una serie di profili di militari che diffondevano fake news tramite la piattaforma per inquinare il clima. Un provvedimento preso dal social di Zuckerberg dopo essere stato più volte accusato di soffiare sul fuoco della violenza razziale nel paese. Ai vari problemi nella moderazione Facebook Myanmar di questi mesi si aggiunge quello di un post di critica al colpo di stato rimosso senza una ragione valida e, anzi, per un errore di traduzione.
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L’Oversight Board ha ordinato a Facebook di ripristinare il post
Il comitato in questione è stato creato apposta per chiarire le situazioni in cui Facebook ha optato per il blocco di determinati profili – a partire da quello di Donald Trump – ed è intervenuto per chiarire la questione. Con i suoi membri esperti su Taiwan e Indonesia, questa è la quattordicesima decisione pubblica del board. La commissione di vigilanza ha chiarito che il post deve tornare ad essere visibile perché l’utente che lo ha scritto «non stava prendendo di mira il popolo cinese ma lo stato cinese».
Niente violazione delle norme sull’odio razziale, quindi, solo la traduzione sbagliata di una frase che altro non è che la critica legittima alla politica del governo cinese e al suo ruolo in quanto sta succedendo in Myanmar. La decisione è stata presa nella mattinata di mercoledì con spiegazione annessa: si tratta di come i moderatoti di Facebook hanno tradotto una specifica parola birmana, si legge su The Verge.
Moderazione Facebook Myanmar, errata la traduzione e di conseguenza la valutazione
“$တရုတ်”, questa la parola birmana erroneamente tradotta come “fottuto cinese” e classificata, di conseguenza, come discorso d’odio di livello 2. Il post è finito sotto l’attenzione del Board dopo che l’utente stesso ha fatto appello rispetto alla decisione, sottolineando come il post avrebbe dovuto essere rivisto da «qualcuno che capisce la lingua del Myanmar».
Il Board ha quindi stabilito che «poiché la stessa parola è usata in birmano per riferirsi a uno stato e alla gente di quello stato, il contesto è la chiave per capire il significato voluto». La conclusione, visto il contesto e la corretta traduzione, è che l’utente non ce l’avesse con i cinesi ma con lo stato cinese. Il post in questione non è stato segnalato da nessuno come offensivo ma è finito sotto la lente di ingrandimento – ha spiegato Facebook – dopo essere stato «selezionato automaticamente come parte di un campione e inviato a un revisore umano per essere utilizzato per la formazione del classificatore».