La minaccia del M5S: «Se cambia il ddl anticorruzione si va a casa»

21/11/2018 di Redazione

Non poteva non avere conseguenze l’incidente della maggioranza M5S-Lega, andata sotto in aula alla Camera nelle votazioni del ddl anticorruzione, su un emendamento sul peculato presentato dall’ex pentastellato Catello Vitiello ma caro al Carroccio. Stando a quanto riportano i retroscena dei principali quotidiani i vertici del Movimento 5 Stelle, su tutte le furie per lo sgambetto, sono tornati alla carica per blindare il testo minacciando una rottura con gli alleati.

M5S, la minaccia: «Se cambia il ddl anticorruzione si va a casa»

«Non è un errore, questo voto è stato ben architettato dalla Lega», è una delle reazioni riportate dal Corriere della Sera (articolo di Alessandro Trocino). «Questa legge per noi è fondamentale. Dobbiamo trovare subito un rimedio», avrebbe ragionato con i suoi invece il vicepremier Luigi Di Maio. Il capogruppo Francesco D’Uva, intanto, senza mezze misure: «Se cambia il decreto anticorruzione si va a casa». Secondo i big pentastellati il blitz sul peculato è da attribuire al capogruppo leghista Riccardo Molinari, che avrebbe un interesse nella vicenda.

Stando a quanto riporta Il Messaggero diversi pentastellati hanno dato la colpa a Matteo Salvini «che non regge i suoi» e in particolare all’«ala di Giorgetti». Tra i 5 Stelle si urla all’alleato che non ha «rescisso il cordone ombelicale» con il centrodestra e Forza Italia in particolare. I fedelissimi di Di Maio avrebbero manifestato la propria rabbia: «Allora speriamo che passi il decreto sicurezza…». La Lega ha risposto alle accuse dando la colpa al presidente della Camera Roberto Fico e ai parlamentari a lui più vicini, che già hanno manifestato dissenso sul decreto legge sicurezza. La risposta non si è fatta attendere: nessuno dei nostri vorrebbe mai il salva-peculato, hanno fatto sapere dallo staff della terza carica dello Stato.

(Foto di copertina da archivio Ansa: Salvini e Di Maio alla Camera con il Parlamento riunito in seduta comune per l’elezione di un giudice della Corte costituzionale e di membri laici del Csm, il luglio. Credit immagine: ANSA / GIUSEPPE LAMI)

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