Le 4 persone a processo per le minacce via mail al Ministro della Salute Speranza

L'accusa è di minacce aggravate e il procedimento giudiziario inizierà il prossimo 20 settembre

28/06/2022 di Enzo Boldi

Avevano creato account fittizi pensando di non poter mai essere individuati e identificati. Pensavano che celarsi dietro all’anonimato permettesse loro di poter inviare mail minatorie, con insulti e auspici di morte nei confronti del Ministro della Salute per le decisioni prese durante le prime ondate della pandemia Covid. Ovviamente, però, avevano fatto male i loro conti e ora 4 persone andranno a processo per le minacce inviate a Roberto Speranza.

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Un odio diffuso a macchia di leopardo su tutto il territorio italiano. Da Nord a Sud. L’inchiesta che porterà, dal prossimo 20 settembre davanti a un giudice monocratico, a processo i quattro accusati non si basa su alcuni commenti pubblicati sui social, ma solamente alle minacce dirette inviate all’indirizzo mail di Roberto Speranza. E le persone coinvolte e accusate di “minacce aggravate” vivono a Torino, Enna, Cagliari e Milano. Il tono dei messaggi ricevuti dal Ministero della Salute ricalcavano alcuni degli esempi resi pubblici in fase di inchiesta: «Ci vediamo in obitorio», «ti spelliamo vivo», «ti ammazziamo la famiglia», «giuro che la pagherete per il terrore che state facendo», «la pagherete molto cara per tutte le cose che state facendo», «dovete andare sulla sedia elettrica», «dovrai finire in carcere per i morti che hai causato».

Minacce a Speranza via mail, in quattro a processo

I quattro erano stati individuati già nel mese di aprile dello scorso anno, ma solo oggi – al termine delle indagini dei Carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità (NAS) coordinate dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal sostituto procuratore Gianfederica Dito del pool antiterrorismo – è arrivata la citazione diretta in giudizio. Il processo, dunque, inizierà martedì 20 settembre. E  sarà un vademecum per tutti coloro i quali pensando che creare account fittizi consenta loro di poter insultare e minacciare chiunque.

(Foto IPP/Fabio Cimaglia)

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