Il Consiglio di Stato dice, in sostanza, che Salvini non aveva ragioni per chiudere i progetti di Mimmo Lucano

08/06/2020 di Redazione

Il ministero dell’Interno, nel 2018, iniziò a smontare pezzo per pezzo il modello di accoglienza che l’allora sindaco di Riace Mimmo Lucano aveva costruito nel paese calabrese. Con un’ordinanza di 21 pagine, nell’ottobre del 2018, il Viminale – che allora vedeva in sella Matteo Salvini, all’inizio della sua attività al dicastero – aveva deciso di chiudere le strutture e di interrompere i progetti di accoglienza per oltre 60 persone a Riace, con tutte le conseguenze sull’indotto che quel ‘modello’ aveva creato per i due mandati del sindaco Mimmo Lucano.

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Mimmo Lucano e la decisione del Consiglio di Stato che dà torto a Salvini

Dopo una prima sentenza del Tar, anche il Consiglio di Stato – il secondo grado della giustizia amministrativa – ha dato ragione all’ex sindaco della cittadina calabrese. Anche dai più critici monitoraggi compiuti, si evince dalla sentenza del Consiglio di Stato, si evince come il modello fosse encomiabile. Dopo la vicenda dell’arresto e delle indagini su Mimmo Lucano, la cittadina è stata al centro della cronaca nazionale.

Nei mesi successivi, le accuse a carico di Mimmo Lucano furono chiaramente ridimensionate, così come le decisioni sulle misure cautelari da parte del tribunale del Riesame. Adesso arriva anche la prova della giustizia amministrativa, che non ha avuto nulla da eccepire sulla gestione del modello Riace, dando torto non solo agli atti, ma anche alle dichiarazioni dell’allora ministro dell’Interno.

Mimmo Lucano, la solidarietà di Nicola Fratoianni

Il primo a commentare la notizia è stato il deputato di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni che ha affermato:

«Un’altra sconfitta politica per Salvini, un altro riconoscimento per Mimmo Lucano. Il Consiglio di Stato, dopo il Tar di Reggio Calabria, ha stabilito che il Ministero dell’Interno non aveva alcuna ragione per chiudere i progetti di accoglienza di Riace. Lo scrive a chiare lettere: ‘che il “modello Riace” fosse assolutamente encomiabile negli intenti ed anche negli esiti del processo di integrazione è circostanza che traspare anche dai più critici tra i monitoraggi compiuti’. È evidente, quindi, che in quell’occasione il ministero dell’Interno ha agito su basi esclusivamente politiche, con l’obiettivo di demolire un’esperienza virtuosa e screditare il principale attore».

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