Milano, il focolaio nel reparto di oncologia del Niguarda faccia da «monito per la città e per i ragazzi»

Il virus è ancora in circolo e lo dobbiamo ricordare. Questo il monito dei medici dell’ospedale Niguarda di Milano, che si trovano a fronteggiare la nascita di un focolaio proprio tra le mura della struttura. Le procedure di tracciamento e isolamento del virus sono già cominciate, con tutti i pazienti che verranno spostate il tempo necessario per procedere con le sanificazioni degli ambienti. I medici dell’ospedale si augurano che questa situazione «serva da monito» a tutta la città di Milano e, ancora di più, per i giovani che stanno vivendo la fase 2 in alcuni casi con eccessiva leggerezza.

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Focolaio partito dagli specializzandi

Quanto accaduto nelle cliniche San Raffaele a Roma è avvenuto anche a Milano – con la differenza che nella clinica meneghina la situazione è stata denunciata e gestita immediatamente. Come accertato dalle indagini che hanno ricostruito il contagio, la situazione sarebbe partita dagli specializzandi, i giovani studenti di medicina che si sono ammalati per prima. Da loro il coronavirus avrebbe infettato alcuni medici, degli infermieri – tra i quali una caposala – e degli operatori sanitari. Mentre i pazienti del reparto di oncoematologia coinvolto sono stati spostati per procedere alla sanificazione, il tracciamento effettuato evidenzia 11 persone positive sulle 190 testate finora. La situazione è sotto controllo e i rischi sono arginati, ma rimane comunque imperativo prestare molta attenzione. Lo screening è stato allargato anche oltre il reparto coinvolto, rivelando che il contagio è stato arginato in tempo. Il resto dell’ospedale rimane dunque attivo.

«Probabilmente i ragazzi stanno vivendo la fase 2 con troppa leggerezza»

I medici del Niguarda hanno risposto al Corriere della Sera sottolineando come, seppure la situazione sia sotto controllo, occorra ancora prestare la massima attenzione andando in giro. Quanto successo «va oltre la situazione specifica dell’ospedale, che sta prendendo tutte le contromisure necessarie: deve essere invece un monito molto più ampio per tutta la città, perché dimostra che la malattia non è affatto sparita, che la trasmissione si può ancora innescare in tempi rapidi e che quindi non bisogna allentare l’attenzione. Un monito importante anche per i ragazzi, che probabilmente stanno vivendo le prime settimane della Fase 2 con troppa leggerezza». Tutti i contagi registrati, infatti, sono per forza recenti poiché non sono emersi dalla campagna di test sierologici fatti poche settimane fa su chi lavora in ospedale. I medici sottolineano che si tratta di «situazioni che dovranno essere limitate, perché se si moltiplicassero, pur con una preparazione complessiva molto più elevata, sarebbero comunque complicate da gestire».

(Immagine copertina da Google Street View)

 

 

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