Migranti, porti chiusi anche per le navi della Guardia Costiera: il caso “Gregoretti”
27/07/2019 di Alessandra Delzotto
Non solo ong. Matteo Salvini vieta l’approdo a Lampedusa anche alla nave della guardia costiera italiana Gregoretti, che ospita a bordo circa 140 migranti soccorsi ieri nel corso di due operazioni distinte. Non è la prima volta che il capo del Viminale nega lo sbarco a navi militari; il caso più famoso è quello della Diciotti, l’imbarcazione della guardia costiera italiana che lo scorso agosto si era vista negare l’approdo al porto di Catania poiché ospitava a bordo circa 190 naufraghi soccorsi in mare. La vicenda portò alla richiesta di rinvio a giudizio per Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona, “salvato” dal M5S che garantì l’immunità al Senato per il vicepremier.
L’armatore del peschereccio che ha salvato 50 migranti: «Qui viene prima la legge del mare»
Dei 141 naufraghi a bordo della Gregoretti, 91 erano a bordo di un gommone segnalato alle autorità da un peschereccio tunisino mentre altri cinquanta sono stati tratti in salvo a cinquanta miglia da Malta da un peschereccio italiano, l’Accursio Giarratano. A raccontare il salvataggio è l’armatore del peschereccio, Gaspare Giarratano, che da terra ha coordinato il salvataggio delle cinquanta persone a bordo del natante in nome di quella legge del mare che qui viene prima delle imposizioni del Viminale. «Nessuno si degnava di dirci cosa farne – spiega Gaspare a Repubblica – Roma diceva di aspettare e Malta neanche rispondeva. E mio figlio e i miei uomini a garantire la sicurezza di quei migranti alla deriva». Nell’attesa di una risposta da Roma e del successivo arrivo della nave Gregoretti, gli uomini del peschereccio si sono preoccupati di mettere in sicurezza il gommone rimasto senza benzina. «Mi chiedo se uno solo dei nostri politici abbia mai sentito nel buio della notte, nell’enormità del mare, levarsi delle grida d’aiuto disperate. Noi sì e non è la prima volta. E nessuno di noi sarebbe mai tornato a casa senza essere certo di aver salvato quelle vite», conclude Giarratano.
L’intervento dell’Unione europea e le contraddizioni della Lega
«Ho dato disposizione che non venga assegnato nessun porto prima che ci sia sulla carta una redistribuzione in tutta Europa di tutti i 140 migranti a bordo. Vediamo se alle parole seguiranno i fatti», aveva cinguettato ieri Matteo Salvini su Twitter. E in effetti nel pomeriggio fonti della Commissione europea avevano confermato di aver accolto la richiesta del governo italiano di coordinare il ricollocamento su base volontaria tra i diversi paesi Ue dei migranti a bordo della Gregoretti. La questione ricollocamento, tuttavia, apre un ulteriore fronte sulla spinosa questione migranti. La richiesta all’Europa di coordinare la ripartizione dei migranti salvati in mare era stata proposta nel vertice dei ministri dell’interno Ue al quale Salvini ha deciso di non partecipare. I ministri dei 14 paesi che hanno partecipato all’incontro hanno stabilito un meccanismo di solidarietà che prevede appunto la redistribuzione su base volontaria dei migranti salvati in mare. Un primo tentativo di superare l’accordo di Dublino insomma. D’altra parte nel corso della legislatura europea da poco conclusa, nessun rappresentante della Lega ha mai preso parte alle 22 riunioni negoziali del Parlamento per una riforma del vituperato regolamento.