I metalmeccanici lombardi annunciano lo sciopero

23/03/2020 di Enzo Boldi

Secondo i sindacati, le maniche del governo sulle fabbriche ritenute essenziali, e quindi esentate dalla chiusura, sono state troppo larghe. Soprattutto in Lombardia. Per questo motivo è stato annunciato uno sciopero dei lavoratori per mercoledì 25 marzo. Gli operai metalmeccanici lombardi incroceranno le braccia per 8 ore, proprio per protestare contro questo ampio numero di attività che l’Esecutivo, come disposto con l’ultimo DPCM del 22 marzo, ha deciso di mantenere funzionanti durante questo periodo di emergenza sanitaria legata al Coronavirus.

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Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl, ha spiegato che la decisione «è stata presa perché si consideri la Lombardia una regione dove sono necessarie misure più restrittive sulle attività da lasciare aperte». Dello stesso parere sono la Fiom e la e Uilm: «Il Decreto del governo ha definito i settori indispensabili che possono continuare le attività nei prossimi giorni. Riteniamo che l’elenco sia stato allargato eccessivamente, ricomprendendovi settori di dubbia importanza ed essenzialità. Contemporaneamente, il decreto assegna alle imprese una inaccettabile discrezionalità per continuare le loro attività con una semplice dichiarazione alle Prefetture. Tutte scelte che piegano, ancora una volta, la vita e la salute delle persone alle logiche del profitto: noi non ci stiamo».

I metalmeccanici lombardi scioperano mercoledì 25 marzo

Nel mirino, dunque c’è quell’elenco allegato al DPCM firmato domenica 22 marzo da Giuseppe Conte. Restano aperte, infatti, 97 imprese legate alla filiera della produzione e diffusione di beni di prima necessità. Secondo i sindacati del metalmeccanici lombardi, però, questa lista è fin troppo estesa e ci sono altre attività che potrebbero essere escluse da quell’elenco.

Criticano la lunga lista delle fabbriche aperte

«L’elenco delle aziende essenziali deve ricomprendere solo quelle attività strettamente necessarie e indispensabili per il funzionamento del Paese – si legge nel comunicato firmato Fim, Uilm e Fiom – e non deve lasciare margini di interpretazione e discrezionalità: le aziende che svolgono attività non essenziali devono chiudere e i lor dipendenti devono poter stare a casa».

(foto di copertina: da Pixabay)

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