Maurizio Cammillini, storia di un rider (che lavorava in nero) morto per pochi euro

10/09/2018 di Redazione

Si è scritto molto su Maurizio Cammillini, il rider pisano che giovedì 6 settembre è morto in un incidente stradale, dopo essersi schiantato con lo scooter del pub dove lavorava come rider contro un palo di via Pietrasantina. Molti giornali hanno riportato la notizia dell’incidente causato da un eccesso di velocità perché non voleva perdere, come accaduto il giorno precedente, pochi euro dovuti alle penali sul ritardo della consegna.

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Com’è andata la storia del rider di Pisa Maurizio Cammillini

In realtà, al di là dei sensazionalismi che la notizia ha potuto provocare, su Maurizio Cammillini occorre fare una riflessione più profonda, partendo dai fatti. Innanzitutto, quelli analizzati dall’ispettorato del lavoro che sta indagando sulla sua situazione prima dello schianto fatale. L’Inail, infatti, avrebbe accertato che non aveva un regolare contratto con il pub di Lungarno Mediceo per cui lavorava. E ciò comporterebbe una sanzione dai 1500 ai 9000 euro per il gestore.

Ma la cosa più grave è rappresentata dal compenso promessogli e dalle condizioni a cui era sottoposto. La paga, secondo la testimonianza della sorella Stefania Cammillini, si aggirerebbe intorno ai 20 euro a turno. Da questa cifra, inoltre, dovevano essere sottratte le penali per eventuali ritardi nella consegna.

Maurizio Cammillini, simbolo di una categoria vessata

Maurizio Cammillini stava consegnando due panini e un fritto misto. «Come è possibile – si chiede un altro parente della vittima – che Maurizio sia finito dritto contro un palo? Il motorino lo sapeva guidare, quella curva la conosceva benissimo e sull’asfalto non ci sono segni di frenate o di cadute. L’unica spiegazione è che qualcosa o qualcuno lo abbia disturbato. Forse una macchina, non lo so. Confidiamo nelle immagini delle telecamere, se ce ne sono. Non mi darò pace finché non mi diranno come è morto».

Le indagini, comprese quelle che verranno condotte osservando i filmati delle telecamere di videosorveglianza, contribuiranno a definire le cause del decesso. Intanto, la categoria dei riders resta sempre vessata dalle subumane condizioni all’interno delle quali è costretta a lavorare.

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