Dieci, 20, 30, 70, 100 miliardi: l’asta di Salvini con 5 proposte in 15 giorni per l’emergenza coronavirus
11/03/2020 di Gianmichele Laino
Nell’emergenza coronavirus si è proceduto per gradi. Il governo italiano ha sempre cercato una soluzione di compromesso tra la garanzia della salute pubblica e il tentativo di non deprimere l’economia. Per questo si è partiti dall’individuazione delle zone rosse nelle aree di Codogno e degli altri 11 comuni tra Lombardia e Veneto, per poi allargarle all’intera Lombardia e ad altre 14 province e, infine, a tutta Italia. Per questo si è partiti da una proposta di correzione del bilancio da 7,5 miliardi di euro per poi passare a 25 miliardi nella giornata di oggi, man mano che la soluzione diventava sempre più grave. Matteo Salvini, invece, nella sua comunicazione relativa all’emergenza coronavirus è stato molto confusionario.
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Salvini miliardi per l’emergenza coronavirus: il balletto di cifre
Ben lungi dal procedere per gradi, è stato inizialmente incerto sul da farsi. Prima, dopo le misure restrittive, avrebbe voluto riaprire le città italiane. Poi, quando le misure restrittive si sono estese a tutta Italia, avrebbe voluto misure ancor più stringenti per Lombardia, Veneto e altre aree critiche. Insomma, non ha avuto propriamente lucidità nella gestione dell’emergenza e nonostante questo ha accusato il governo di confusione sul tema.
Ma il capolavoro è stato fatto con le misure economiche necessarie ad aprire un paracadute per l’economia italiana. In 15 giorni ha fatto ben cinque proposte diverse sulla cifra che il governo avrebbe voluto stanziare per dare sollievo alla situazione produttiva, lavorativa e assistenziale nel nostro Paese. Una sorta di sfida al rialzo.
Salvini miliardi per il coronavirus: 5 proposte in 15 giorni
Il governo aveva iniziato a gestire la crisi e lui aveva già parlato, il 25 febbraio scorso, di 10 miliardi di euro da mettere sul tavolo per l’emergenza: «Servono – twittava 15 giorni fa – 10 miliardi di euro per aiutare famiglie e imprese colpite dall’emergenza sanitaria». La situazione peggiorava e il pallottoliere continuava ad aggiornarsi. Il 29 febbraio, quattro giorni dopo la sua prima ricetta, Salvini chiedeva 20 miliardi per far fronte all’emergenza coronavirus.
Il 6 marzo il governo stanziava 7,5 miliardi. Ma per Salvini – pur non essendo questa cifra tanto distante da quella che lui stesso aveva proposto solo qualche giorno prima – era soltanto un palliativo: in quella data, il leader della Lega aveva già rilanciato. Sarebbero serviti 30 miliardi. Che tre giorni dopo, il 9 marzo – contestualmente al decreto #iorestoacasa pubblicato dal governo Conte – erano già diventati 70 miliardi.
Oggi, com’è noto, il governo ha messo sul piatto 25 miliardi di euro (di cui 20 in deficit) dopo aver chiarito con l’Unione Europea la portata dell’emergenza nel nostro Paese. Ma ieri Salvini aveva alzato nuovamente il tiro: «Il governo era partito con 3, poi 7, poi 10: perché non mettere subito direttamente 100 miliardi per far fronte all’emergenza?».