Marotta a un passo da quell’Inter che «non sa perdere»

19/11/2018 di Enzo Boldi

La memoria, nel mondo del calcio, è cortissima e viene sempre superata dagli affari e dalle questioni di opportunità. E tutto ciò è accaduto anche a Giuseppe «Beppe» Marotta che in queste ore è volato in Cina per concludere l’accordo con Zhang Jindong e diventare un nuovo dirigente dell’Inter. Manca solo l’ufficialità, ma a breve l’ex direttore generale della Juventus passerà getterà della vernice nerazzurra sul suo passato, cancellando anni di polemiche e dichiarazioni al vetriolo del recente passato.

Ancora non è chiaro quale sarà il suo ruolo nell’Inter, ma sicuramente il suo curriculum ha convinto il patron Zhang a corteggiarlo fin dalle prime ore dopo la fine del suo rapporto professionale con i tanto odiati rivali bianconeri. Le mire espansionistiche della proprietà cinese a tinte nerazzurre hanno puntato su un profilo di sicurezza ed eccellenza dal punto di vista dei risultati sportivi, come evidenziato dagli ultimi anni di carriera di Beppe Marotta. Con buona pace di quei tifosi che non cancellano dalla propria memoria gli attacchi portati avanti dall’ex dg bianconero proprio contro l’Inter.

Marotta e quel video di Juventus-Inter del febbraio 2018

Il principale spunto di dibattito arriva dalle dichiarazioni dei giorni successivi allo Juventus-Inter del febbraio 2017, quando scoppiò la cosiddetta «guerra dei video». I nerazzurri avevano diffuso alcune immagini di una punizione «battuta male» da Giorgio Chiellini, con il pallone riconquistato dai nerazzurri e Icardi lanciato da solo verso la porta. Il direttore di gara Nicola Rizzoli, fermò il gioco e fece ripetere il calcio di punizione. La pubblicazione di quel video fece stizzire, e non poco, Beppe Marotta che dichiarò: «Il nuovo filmato che fa infuriare l’Inter? Sono imbarazzato nel rispondere: non immaginavo che dopo una bella partita ci si potesse ancora dilungare andando ad analizzare episodi che non sono esistiti. Dico, da uomo di calcio, che in Italia dovremmo allenare giocatori, allenatori e dirigenti a una cultura della sconfitta che nel nostro paese non esiste».

Lo scambio saltato tra Guarin e Vucinic

Dalle accuse di scarsa cultura della sconfitta ai dissidi sul mercato. Le strade di Marotta e dell’Inter si incrociarono – con vis polemica – anche nel mercato di gennaio del 2014 con lo scambio saltato tra il centrocampista nerazzurro Fredy Guarin e l’attaccante bianconero Mirko Vucinic, con l’Inter che alla fine fece saltare l’accordo già trovato dopo la rabbia dei propri tifosi. Anche allora Beppe Marotta non fu molto delicato nei suoi giudizi: «In 30 anni di calcio non ho mai visto una cosa del genere. C’è stata mancanza di serietà. Il dg dell’Inter Fassone si è rifatto a motivazioni di carattere ambientale, che trovo molto strane».

La difesa ad Andrea Agnelli sullo «scudetto di cartone»

Poteva mancare l’atavico scontro su Calciopoli e gli «scudetti di cartone»? Assolutamente no. Ed ecco che nell’ottobre 2014 (forse ancora scottato dall’affaire Guarin-Vucinic) Beppe Marotta si issò a difesa del suo presidente dell’epoca Andrea Agnelli che aveva parlato di Massimo Moratti e del suo amore per uno scudetto (quello del 2005/2006) conquistato solo per le disgrazie altrui e grazie a Calciopoli, scatenando le ire della società nerazzurra che rispose con un acceso comunicato. «Il presidente Andrea Agnelli ha espresso parole di grande apprezzamento per l’imprenditore Massimo Moratti. Poi, con ironia, ha aggiunto che l’eccessivo amore per l’Inter lo ha portato ad accettare uno scudetto non vinto sul campo. Il comunicato dell’Inter, nella sua durezza, è stato fuori luogo e inopportuno». Chissà se oggi, nel suo viaggio in Cina, Marotta abbia riflettuto su quanto detto nel passato e su come l’atteggiamento aziendalista sia utile per far carriera, ma nel mondo del calcio diventa un macigno da portare sulle proprie spalle.

(foto di copertina: ANSA/ DANIEL DAL ZENNARO. Video da Youtube: Luca Nerazzurro)

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