Mario Staderini: «La piattaforma per la raccolta firme per i referendum è una rivoluzione copernicana»

Quali sono le tappe che hanno consentito oggi di ottenere una piattaforma per la raccolta online delle firme per i referendum? Lo abbiamo chiesto a Mario Staderini, un politico italiano che è stato segretario del partito Radicali Italiani

16/11/2022 di Giordana Battisti

Mario Staderini è un politico italiano ed è stato segretario del partito Radicali Italiani. In passato si è impegnato per promuovere la riforma delle leggi italiane sui referendum, cioè la legge 352 del 1970, e si è rivolto al Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite che nel 2020 ha riconosciuto le «restrizioni irragionevoli» esistenti in Italia sulle modalità di raccolta firme per i referendum e ha condannato il Paese anche per il mancato intervento delle istituzioni nel risolvere le questioni che ostacolavano di fatto lo svolgimento dei referendum. Nello stesso anno Staderini scrisse anche una lettera al presidente del consiglio per chiedere al Parlamento di ottemperare alla sentenza dell’ONU. Giornalettismo nel 2017 ha anche documentato il momento in cui Staderini è andato al Quirinale per consegnare un fascicolo su questi temi al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e per intimarlo a intervenire.

Quali sono questi «ostacoli e difficoltà burocratiche»? Risponde Mario Staderini

Staderini afferma che «in Italia esiste una convenzione anti-referendaria che va avanti da quando è nata la Costituzione, legata a una paura dei grandi partiti di lasciare liberi i cittadini di promuovere i referendum». La stessa legge 352, approvata solo nel 1970, favoriva i grandi partiti o le grandi organizzazioni sindacali nell’ottenere risultati tramite i referendum. La legge del 1970 infatti era studiata in modo che solo questi grandi partiti o grandi organizzazioni sindacali avessero le risorse economiche e organizzative per superare alcuni ostacoli, tra cui la necessità di raccogliere le firme alla presenza di pubblici ufficiali autenticatori.

Questi ostacoli sono stati superati grazie alla riforma della legge 352 del 1970, ma nel corso del tempo ne sono nati altri o comunque non si è intervenuti in modo efficace su altre difficoltà: per esempio, il problema delle date stabilite per i referendum che spesso sfavorivano la partecipazione e quindi il quorum non veniva raggiunto. Raccogliere le firme inoltre ha cominciato a diventare sempre più difficile data la difficoltà di rivolgersi agli autenticatori delle firme. Tra il 2011 e il 2022 superare le 500 mila firme era impossibile.

Il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha riconosciuto che queste restrizioni alle modalità di raccolta firme erano irragionevoli e che inoltre i governi non erano intervenuti per modificare queste difficoltà burocratiche o per eliminare questi ostacoli.

Le modifiche apportate alla legge 352 del 1970 non sono ancora soddisfacenti. Sarebbe necessaria una riforma complessiva della legge del 1970, che intervenga per esempio sul problema delle firme cartacee o che stabilisca delle date fisse durante l’anno per poter tenere i referendum, come accade in Svizzera. In nessun Paese c’è la necessità che un pubblico ufficiale si occupi dell’autenticazione le firme, che sono autenticate in vario modo anche dai cittadini stessi, dice Staderini. In alcuni Paesi come la Svizzera, oltre a questo, viene anche inviato obbligatoriamente un  opuscolo informativo ai cittadini proprio per informarli sui referendum e promuovere la partecipazione. Sarebbe auspicabile anche eliminare il quorum ma in questo caso per farlo bisognerebbe attuare una riforma costituzionale.

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Staderini sostiene che la piattaforma per la raccolta delle firme digitali per i referendum, non sia solo un grande risultato ottenuto grazie al percorso fatto finora ma che sia una vera e propria «rivoluzione copernicana nell’esercizio dei diritti politici». «Per la prima volta in Italia da quando esiste la Costituzione, l’applicazione dell’articolo 75 sarà effettivo e garantito a tutti i cittadini», dice Staderini. Il fatto la possibilità di firmare online per i referendum cannabis e eutanasia legale abbia consentito di raccogliere un numero di firme di gran lunga superiore al quorum dimostra che se ci sono le possibilità di esercitare i proprio diritti i cittadini non si risparmiano.

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