La campionessa olimpica Marieke Vervoort ha scelto l’eutanasia

23/10/2019 di Enzo Boldi

Lo sport l’ha aiutata fino alla fine, ma la sofferenza era troppo grande per pensare di andare avanti. E così Marieke Vervoort, atleta belga campionessa Paralimpica ai Giochi di Rio 2016 nei 400 metri, ha deciso di portare avanti i suoi propositi già palesati undici anni fa. Ieri sera, nella sua Diest, ha deciso di procedere con l’eutanasia, con quei fogli già firmati tantissimi anni prima e che non lasciavano spazio a ripensamenti.

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Lo aveva deciso e annunciato da tempo. Era il 2008 quando Marieke Vervoort aveva scelto di porre fine alle sue sofferenze, firmando tutti i moduli per procedere con l’eutanasia (legale in Belgio). Da quel giorno, poi, nonostante il dramma personale quotidiano, l’atleta era riuscita a togliersi diverse soddisfazioni a livello sportivo. Una medaglia d’oro, due d’argento e una di bronzo in due edizioni diverse delle Paralimpiadi.

Addio a Marieke Vervoort

«Molte persone mi chiedono come sia possibile riuscire a ottenere risultati così buoni e continuare a sorridere nonostante il dolore e i farmaci che mangiano i muscoli – aveva detto Marieke Vervoort in un’intervista alla BBC dopo l’oro olimpico conquistato in Brasile nel 2016 -. Per me lo sport e la corsa su una sedia a rotelle è una specie di medicina. Aver firmato i documenti per l’eutanasia- mi da’ una sensazione di serenità, so che quando per me sarà abbastanza potrò utilizzarli».

Il simbolo dell’eutanasia

Da quando aveva solamente 14 anni, soffriva di una malattia muscolare degenerativa incurabile che le provocava continui dolori e attacchi epilettici. Poi lo sport, le medaglie d’oro ma quella sofferenza continua e costante che l’hanno portata a scegliere l’eutanasia. E in Belgio lei è stata una dei simboli della lotta per il diritto di decidere quando porre fine alla propria vita.

(foto di copertina:  Laurie Dieffembacq/Belga/ZUMAPRESS.com)

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