L’esultanza delle studentesse americane per la condanna del carabiniere: «Siamo state credute, lui mi ricordava mio nonno»
12/10/2018 di Redazione
Le studentesse americane hanno saputo della condanna del carabiniere Marco Camuffo via WhatsApp. Secondo l’avvocato che difende una delle due, Francesca D’Alessandro, quando ha appreso la notizia, si è messa a correre fino a perdere il fiato, esultando con la frase: «Siamo state credute!». Ieri, Marco Camuffo – uno dei due carabinieri di Firenze accusato di stupro nei confronti delle due studentesse americane in viaggio studio in Italia – è stato condannato con il rito abbreviato a 4 anni e 8 mesi.
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La condanna di Marco Camuffo con il rito abbreviato
L’altro carabiniere è stato rinviato a giudizio e la prima udienza è fissata per il prossimo 10 maggio 2019. Ma la sentenza di ieri emessa dal giudice per l’udienza preliminare ha già segnato la strada. La vicenda ha caratterizzato le pagine della cronaca italiana per diverso tempo ed è ormai nota: nella notte tra il 6 e il 7 settembre del 2017, due studentesse che avevano bevuto troppo presso la discoteca Flo di Firenze erano state riaccompagnate a casa da due carabinieri che hanno abusato di loro nell’androne del palazzo dove alloggiavano.
Le parole della studentessa: «Marco Camuffo mi ricorda mio nonno»
I carabinieri si erano «offerti» di accompagnare le studentesse universitarie a casa, non erano stati costretti per motivi professionali, dal momento che erano stati chiamati presso la discoteca per sedare una rissa. Da lì in poi, la degenerazione della situazione e le conseguenti polemiche anche nel corso degli interrogatori per le dichiarazioni rilasciate dai carabinieri (uno di loro aveva detto «abbiamo fatto i maschietti»).
Ora Camuffo (48 anni) è stato giudicato con il rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena. Di lui, la studentessa americana che era stata interrogata (anche con domande inopportune per la gestione di un caso così delicato) aveva detto: «Neppure all’inferno mi farei toccare da lui. Mi ricorda mio nonno».
(Foto: ANSA / MAURIZIO DEGL’INNOCENTI)