Marco Camuffo e Pietro Costa, le domande degli avvocati dei carabinieri indagati per gli stupri di Firenze sulle studentesse americane

14/02/2018 di Redazione

Le domande degli avvocati di Marco Camuffo e Pietro Costa, i due carabinieri accusati di aver violentato due studentesse americane a Firenze, poste durante l’incidente probatorio dello scorso novembre, sono state pubblicate in un articolo del Corriere della Sera firmato da Antonella Mollica. A quasi tre mesi dall’interrogatorio che aveva suscitato molte polemiche, è ora possibile leggere la trascrizione integrale delle domande respinte dal giudice Mario Profeta perché degradanti o non ammissibili perché troppo invasive della privacy, e non afferenti all’indagine.

Marco Camuffo e Pietro Costa, le domande degli avvocati dei carabinieri indagati per gli stupri di Firenze sulle studentesse americane

Alcune sono semplicemente terrificanti, e svelano un’immagine della donna inquietante, come il controverso “fare una cosa da maschietti” con cui Camuffo aveva descritto i rapporti sessuali avuti con due giovani straniere in condizioni alterate durante l’orario di servizio. La prima domanda respinta citata dall’articolo di Antonella Mollica è la seguente, che la giornalista del Corriere della Sera censura, ed è formulata dall’avvocato di Marco Camuffo, Cristina Menichetti. «Non ha lottato fisicamente? Volevo sapere se Camuffo ha esercitato violenza…». (A questo punto il legale scende nei particolari della presunta violenza sessuale, ndr). «Lei trova affascinanti, sexy gli uomini che indossano una divisa?», è un’altra domanda che il giudice Profeta giudica inammissibile perché «le abitudini personali, gli orientamenti sessuali non possono essere oggetto di deposizione».

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Nonostante i richiami del magistrato i quesiti dei difensori di Marco Camuffo e Pietro Costa proseguono a questo modo. «In casa avevate bevande alcoliche? Lei ha bevuto dopo che i carabinieri sono andati via?», chiede Giorgio Carta, avvocato di Pietro Costa. «Alla sua amica hanno sequestrato tutti i vestiti compresi slip e salvaslip, voglio capire se lei ha nascosto qualche indumento alla polizia», richiede il legale di Costa dopo che già il giudice Profeta aveva respinto una domanda posta dall’avvocato Cristina Menichetti sugli slip indossati o meno. «La ragazza si è sottoposta a una visita ginecologica sulle malattie virali. Possiamo sapere l’esito di questa visita?», interroga Giorgio Carta durante l’incidente probatorio, redarguito con un “sta scherzando” del giudice.

 «È la prima volta che è stata violentata in vita sua?», è un’altra domanda respinta, mentre una delle due studentesse descrive così lo stupro. «Non mi ricordo tutto, ero ubriaca, però mi ricordo che ci siamo baciati e che lui mi ha tirato giù la maglietta. Mi ricordo che ha cercato di toccarmi nelle parti intime, che ha tirato fuori il pene e io ero assolutamente in choc. Ero così sconcertata, però, ero talmente ubriaca, mi sentivo indifesa non avevo la forza di dire o fare qualcosa. Mi ricordo che gli dissi di no, non volevo avere un rapporto con lui. Dopo non ricordo più niente. So che abbiamo avuto un rapporto». Giudice: «Allora come fa a dire che ha avuto un rapporto? Glielo chiedo con rispetto ma questo aspetto deve essere chiarito».  Ragazza: «Perché sentivo fastidio alle parti intime». 

 

Tra le altre domande respinte dei legali di Marco Camuffo e Pietro Costa ci sono quesiti sui timori per il rifiuto del permesso di soggiorno negli USA- una delle due studentesse ha origini peruviane – una su eventuali visite a negozi di difese e un ultimo quesito sul tipo di urla dell’amica. «Cosa diceva esattamente la sua amica quando urlava? Erano urla di parole o semplicemente urla di dolore?», come riporta Antonella Mollica sul Corriere della Sera.

Foto copertina: ANSA/MAURIZIO DEGL’INNOCENTI

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